Sicilia, è boom di baby-mammeLa contraccezione resta un tabù

Di Redazione / 19 Maggio 2014

PALERMO – «Essere in grado di programmare la maternità è un diritto fondamentale della donna e fornire alle italiane gli strumenti per farlo è un dovere dei ginecologi». Così Annibale Volpe, past president della Società Italiana della Contraccezione (SIC) commenta i risultati di un’indagine promossa dalla Cgil e dall’Unione degli universitari che fotografa il trend dell’interruzione volontaria di gravidanza (IVG) in Sicilia. Secondo lo studio, presentato nei giorni scorsi a Palermo, all’isola spetta un primato negativo: in sintesi, l’Istat ha calcolato che, nel 2012, 433 ragazze sotto i 18 anni e 294 tra i 18 e i 19 anni sono diventate mamme. Di tutte queste, solamente una era sposata. Ad aggravare il quadro, la percentuale delle IVG tra le minorenni: la più alta dello Stivale (il 10,6% contro l’8,5% della media nazionale). «Diventare madre e padre è certamente una delle esperienze più belle della vita – continua Volpe – ma essere genitori comporta anche una serie di responsabilità che devono essere prese al momento giusto». E aggiunge: «Una gravidanza non desiderata obbliga le giovanissime ad abbandonare gli studi, a interrompere un cammino verso quell’emancipazione che conduce, generazione dopo generazione, a un progresso sociale e culturale». Da qui la necessità di un’educazione sessuale efficace e costante. «Per fare un esempio: in Belgio, negli anni, sono state condotte efficaci campagne di informazione sui metodi contraccettivi – puntualizza Volpe -, non a caso questo Paese è quello in cui la percentuale di IGV è più basso in Europa». Esiste dunque una correlazione positiva tra interruzioni volontarie di gravidanza ed educazione sessuale. Aggiunge il past president della SIC: «Le famiglie di provenienza devono assumersi la responsabilità di insegnare ai ragazzi la differenza tra sesso e amore e, dunque, devono insegnare cosa significhi “affettività2. A noi ginecologi, invece, spetta l’onere di fare educazione sessuale e di spiegare alle ragazze e ai ragazzi in modo semplice come evitare una gravidanza indesiderata». Un compito certamente non facile in un Paese che, come l’Italia, si posiziona tra i fanalini di coda europei per utilizzo dei contraccettivi ormonali combinati (COC): il 16,2% vs al 21.4% della media europea (dati United Nations World Contraceptive Use 2011). «Molte ragazzine – sintetizza il Volpe – sono convinte che la pillola faccia ingrassare, che non sia adatta alla loro fascia d’età, o, peggio, che possa provocare sterilità». Nulla di più falso, mette in guardia il ginecologo: «La pillola è particolarmente indicata per le Teens: i contraccettivi orali per esempio sono efficaci nel ridurre le lesioni infiammatorie e non infiammatorie dell’acne facciale e, qualora, si desiderasse una gravidanza, basta smettere di assumere il contraccettivo orale: il ciclo mestruale tornerà ad avere le stesse caratteristiche “pre-trattamento” senza incidere il alcun modo sulla fertilità della donna». Inoltre, spiega ancora Volpe «la pillola non può provocare in alcun modo malformazioni fetali, nè può determinare un aumento degli aborti spontanei». Per le giovanissime, ancora, gli estroprogestinici sono utili per la regolarizzazione del ciclo: «Uno dei loro effetti più noti e bene accettati – riassume il ginecologo SIC – è proprio quello della regolarizzazione del ritmo mestruale. Un effetto importante che – unito alla certezza di non poter rimanere incinta – consegna alle giovani donne una sessualità più libera e soddisfacente».

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