Shelf-life: più vita per i prodotti da scaffale

Di Redazione / 10 Giugno 2015

Fino a quindici giorni di vita in più per frutta e verdura fresche, ma una “vita di scaffale” più lunga anche per prodotti a base di frutta e i cosiddetti cibi “pronti all’uso”, che trovano sempre più spazio tra i corridoi dei supermercati e nelle cucine dei consumatori. Il tutto, grazie a procedure di coltivazione ad hoc, ma soprattutto attraverso la messa a punto di sistemi di conservazione e di packaging innovativi.
 
Sono questi alcuni degli obiettivi raggiunti dal Distretto tecnologico Agrobiopesca attraverso il suo progetto “Innovazione tecnologica per migliorare la shelf-life di prodotti della filiera agroalimentare” (in breve “Shelf-life”), i cui risultati sono stati presentati questa mattina presso il Dipartimento di Agricoltura, alimentazione e ambiente (Di3A) dell’università di Catania.
Un intervento di ricerca e di sviluppo da quasi sei milioni di euro, reso possibile grazie al supporto economico del ministero dell’istruzione e alle risorse messe in campo dagli atenei di Catania e di Palermo, dal Cnr, dall’Istituto Zooprofilattico di Sicilia, dal Parco scientifico e tecnologico della Sicilia e da alcune aziende private che hanno deciso di investire nel progetto.
 
«Allungare la shelf-life (vita sugli scaffali, ndr) degli alimenti ha un doppio fine: per i consumatori è indice di sicurezza alimentare e salubrità degli alimenti prolungata nel tempo; per le aziende implica la possibilità di ampliare il mercato – spiega Concetto Puglisi, responsabile del progetto di ricerca e responsabile della sezione etnea dell’Istituto per i Polimeri, compositi e biomateriali del Cnr – Una shelf-life di 7 giorni permette infatti di vendere un alimento in ambito provinciale e al massimo regionale; una shelf-life di 15 o 20 giorni, invece, consente di esportare ed estendere il mercato anche in ambito extra-regionale».

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Tag: cultura shelf-life