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Sharon Stone, la più bella del reame, compie 60 anni

Di Redazione |

ROMA – Modella, attrice, produttrice, donna da copertina. Tutto questo è anche oggi Sharon Stone, stella di Hollywood che oggi 10 marzo ha compiuto 60 anni lontano dalla sua Meadville, piccolo e antico capoluogo di contea nel cuore della Pennsylvania dove è nata nel 1958 da genitori di origine irlandese. Ad appena 21 anni era già una reginetta della bellezza da manifesto, aveva lasciato casa per trasferirsi a New York e poi per prendere casa in New Jersey affidandosi a un’agenzia di pubblicità. Come indossatrice non ebbe problemi, grazie ai suoi occhi blu, ai luminosi capelli imbionditi, a un fisico mozzafiato, diventando presto una delle più ricercate ragazze da copertina e prestando il suo volto ai panini della catena di Burger King. Ma quello non era il successo sognato dall’irrequieta Sharon che, senza preavviso, abbandona un successo effimero per il sogno dell’Europa. Ed è qui che la scova Woody Allen affidandole una particina in Stardust Memories che segna, nel 1980, il suo debutto sul set. Un anno dopo è già protagonista in Benedizione mortale, la pellicola di un maestro del genere horror come Wes Craven che le porta in dote notorietà e ammirazione anche grazie ai formidabili incassi di quello che nasceva come un B-Movie.

In verità l’attenzione di Hollywood per la futura diva tarda ad arrivare per tutti gli anni ’80 che la vedono transitare senza grande clamore tra grande e piccolo schermo, compresa una “comparsata» nella serie tv Magnum P.I.. Dopo un paio di kolossal dell’avventura è l’olandese americanizzato Paul Verhoeven a scommettere su di lei come partner di Arnold Schwarzenegger in Total Recall – Atto di forza del 1989. Alle prese con un personaggio di grande fisicità (si mostra senza veli su Playboy mentre pratica le arti marziali), Stone si dimostra all’altezza del cliché con cui conquisterà il pubblico: donna moderna e volitiva, bellezza aggressiva e androgina pur in forme da pin-up. Fermata da un incidente stradale che le costa lunga inattività, torna più aggressiva di prima, nel 1991, con ben cinque pellicole in un anno. Ma non lascia traccia di sé finché il suo pigmalione Verhoeven non la richiama per Basic Instinct, dopo il rifiuto di Geena Davis, a disagio con la parte da «femme fatale» prevista dal copione. E’ il 1992 e la gloria decide di baciarla sia pure in larga misura per lo scandalo di una sequenza osée. La sua Catherine Tramell, capace di sedurre un intero posto di polizia accavallando le gambe e mostrandosi priva di mutandine, sconvolge e attrae il pubblico americano, ma la complessità del personaggio (femmina innamorata, killer spietata, forse bisex, certamente inafferrabile per Michael Douglas) piace anche alla critica e le vale il Golden Globe come migliore attrice. Se la rivista People si affretta a inserirla fra le 50 donne più seducenti del pianeta, il grande cinema non le offre più ruoli all’altezza e titoli come Sliver di Phillip Noyce, Pronti a morire di Sam Raimi, Lo specialista con Stallone o Trappola d’amore con Richard Gere non resteranno memorabili.

Ma Sharon ha dalla sua almeno un’altra dote, oltre alla bellezza e al quoziente d’intelligenza da record: è quella tenacia che alla fine seduce Martin Scorsese, capace di affidarle un ruolo cruciale in uno dei suoi film più complessi e riusciti: Casino (1996) a fianco di Robert De Niro. Per quel film conquista il suo secondo Golden Globe e ottiene un vero momento di gloria che sullo scorcio del decennio la vede al centro di grandi cast e di pellicole che variano dal thriller alla commedia. Potrebbe essere la svolta ma nel 2001, colpita da un grave aneurisma, la diva vede cadere in pezzi ogni sogno. L’oblio dura due anni ed ecco Sharon Stone ritornare in pista, specie per merito della serie tv The Practice, seguita da Broken Flowers di Jim Jarmusch con cui conquista il festival di Cannes nel 1994. Alla ricerca del consenso popolare, nel 2006, si veste da protagonista e produttrice per un sequel di Basic Instinct in cui pretende di inserire scene ancora più provocanti e pruriginose dell’originale. La scommessa non si rivela però fortunata e il film incassa meno del suo costo, lievitato a dismisura per le molte contese legali e i ritardi sul set. Da allora la Stone non ha rallentato la sua attività e ha combattuto una fiera battaglia contro il naturale invecchiamento (le sue foto in coppia con l’imprenditore italiano Angelo Boffa, 41 anni, che è diventato il suo accompagnatore ufficiale, hanno fatto il giro del mondo). Il fisico cagionevole (ha avuto anche un infarto nel 2004), l’incertezza nella scelta dei copioni, la voglia costante di stupire giocando coi cliché e smarcandosi ogni volta, fanno sì che ancora oggi sia difficile trovarle un posto certo nel pantheon del grande cinema. In Italia l’abbiamo vista più volte, dal palco del festival di Sanremo (2003) al set di Pupi Avati (Il bambino d’oro, 2014).

Democratica in politica, buddhista nelle convinzioni religiose, ribelle e solitaria nella vita privata (due mariti, numerose relazioni, tre figli adottati), Sharon Stone è un’icona distante e sfuggente. Ma nel suo caso ogni volta ha potuto dirsi che l’avvenire non è dietro le spalle, ma oltre la nuova sfida che si è prefissa. COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA