Scuola, in Sicilia il “dramma” del sostegno bambini soli e posti non assegnati

Di Daniele Ditta / 05 Ottobre 2019

Palermo. Nell’ultimo lustro in Sicilia c’è stato un incremento di 5mila alunni disabili certificati. Eppure, nonostante questi numeri e questa tendenza in costante crescita, l’unica risposta a questa impennata di studenti data dal sistema scolastico è stata finora la caccia al supplente senza specializzazione. Gli insegnanti di sostegno restano così merce rara per tanti alunni disabili e nelle scuole dell’Isola «sono centinaia i posti non ancora assegnati ai supplenti».

Lo dice Adriano Rizza, segretario generale della Flc Cgil Sicilia, secondo cui nella «nostra regione la situazione non è tanto diversa dalla Sardegna», dove ieri una madre ha ritirato sua figlia da scuola perché – malgrado l’anno scolastico sia già abbondantemente iniziato – ancora non ha un docente di sostegno che la possa seguire.

Su 717.202 alunni, iscritti nelle scuole siciliane di ogni ordine e grado, i disabili sono 27.623. Così suddivisi: 2.556 alla scuola dell’Infanzia, 10.012 alla Primaria, 7.472 alle Medie e 7.583 alle Superiori. È quanto risulta dal focus del ministero dell’Istruzione sui “Principali dati della scuola”. I numeri contenuti nel report del Miur fanno emergere la sproporzione tra studenti con disabilità (di vario tipo) e docenti. Gli insegnanti di sostegno in organico sono 11.506. A questi vanno aggiunti i posti in deroga: 7.891 secondo gli ultimi dati aggiornati dall’Ufficio scolastico regionale. Per un totale di 19.397.

Anche nell’anno scolastico 2019-2020 i posti di sostegno in deroga non sono entrati a far parte dell’organico di diritto e vengono assegnati come supplenze al 30 giugno. In questo modo, il fabbisogno stimato con l’organico di diritto non corrisponde alle esigenze reali. Ad essere penalizzati sono sia gli alunni sia gli insegnanti. Quest’ultimi infatti non possono usufruire delle cattedre in deroga per i trasferimenti e le assunzioni. «I problemi sono sempre i soliti – spiega Rizza –. in Sicilia mancano gli insegnanti in possesso della specializzazione e le scuole fanno fatica a trovare pure i supplenti, che un titolo non ce l’hanno ma vengono ricercati nelle graduatorie d’istituto per colmare i vuoti.

Com’è noto i posti in deroga sul sostegno non possono essere coperti con i trasferimenti. Il che complica maledettamente tutto. Anche perché il Tfa sul sostegno (i corsi per il conseguimento della specializzazione, ndr) si concluderanno a marzo del prossimo anno. Finora abbiamo chiesto invano al ministero dell’Istruzione di trasformare almeno il 50% dei posti in deroga in organico di diritto. Ciò consentirebbe ai docenti che stanno al Nord di rientrare, ma soprattutto di garantire la continuità didattica agli alunni disabili. C’è un’ulteriore beffa: con “quota 100” si sono liberati tanti posti: potendo scegliere però i supplenti optano per il posto comune anziché per il sostegno».

Una recente sentenza del Tribunale amministrativo regionale ha imposto al Miur di rivedere la consistenza dell’organico di sostegno in Sicilia e di conseguenza su tutto il territorio nazionale, in modo tale da garantire il reale fabbisogno di docenti specializzati e le esigenze degli studenti disabili. Per i casi più gravi (il famoso comma 3 della legge 104) il rapporto tra docente e studente deve essere di uno a uno.

«La mancata assegnazione degli insegnanti di sostegno e delle ore settimanali stabilite e dettagliatamente motivate per ognuno attraverso le diagnosi funzionali è un malcostume che negli ultimi anni ha comportato un’impennata dei ricorsi in tribunale» afferma Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, sindacato che ha promosso l’iniziativa “Sostegno, non un’ora di meno!”. La domanda da porre alle istituzioni, alla politica, al Mef e al Miur, allora, è la seguente: conviene davvero allo Stato italiano opporsi all’assegnazione degli insegnanti di sostegno, considerando che nel 99% delle impugnazioni i giudici danno ragione agli studenti con disabilità ai quali si vuole negare il diritto allo studio? La risposta – conclude Pacifico – è ovvia, per tutti. Ma guarda caso non lo è proprio per chi dovrebbe tutelare gli alunni più deboli».

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Redazione
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