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Scuola docenti siciliani nel caos tra provini e “deportazione” al Nord

Di Andrea Lodato |

«E’ tutto assurdo, altro che buona scuola. Qui si sta giocando con la pelle e con la dignità degli insegnanti, soprattutto, purtroppo e ancora una volta, con quelli del Sud e della Sicilia in particolare. I numeri dei trasferimenti delle prime due selezioni, quelle per la scuola dell’infanzia e per la primaria, sono da paura. Stiamo parlando nel caso della primaria per esempio, di 6561 domande presentate da docenti siciliani, con 4722 che sono stati assegnati fuori dall’Isola. Per un totale del 71,97%. Non è una deportazione questa? Lo è, dolorosa e non senza conseguenze terribili per i docenti coinvolti, per le loro famiglie, per i figli. Ricorderei anche che il primo stipendio di un insegnante arriva a 1280 euro al mese. Come si può mantenere una casa, l’affitto, dare un’assistenza ai figli più piccoli se si portano con sè?».

All’obiezione che, comunque, ‘sta buona scuola ha consentito di immettere finalmente in ruolo oltre centomila insegnanti, dal sindacato e dal mondo politico che non ha digerito quasi nulla della riforma Giannini, arrivano mille obiezioni. Dice ancora Denaro: «Vero, tutti immessi in ruolo, ma se si fossero seguiti i criteri che da anni invocavamo, con tutti i governi che sono passati, non ci saremmo trovati in questa situazione. Precari storici, parliamo anche di vent’anni di precariato, sono stati superati da neo assunti passati dal concorso del 2012. La legge 107 è stato un massacro con questa impostazione».

Dura la Cgil, anche qui dati alla mano: «Nessuno dei 337 docenti di Catania e provincia della sola scuola primaria, fase C, che sono stati assunti l’anno scorso con la “buona scuola” è rimasto a Catania. Anche per le assegnazioni provvisorie annuali le speranze sono quasi vane – dice il segretario provinciale della Flc Cgil Catania, Antonella Distefano – pertanto o accettano il trasferimento o cambiano mestiere. Contrariamente a quanto annunciato le graduatorie ad esaurimento non si sono affatto svuotate e migliaia di insegnanti della seconda e terza fascia continueranno ad elemosinare qualche supplenza».

Durissimo anche Luca Cangemi, responsabile nazionale scuola del Partito Comunista: «Si spezzano legami, si allontanano d’autorità persone, molte non più in giovane età, da impegni familiari che non si possono delegare. E inoltre si privano le regioni meridionali di energie essenziali per lo sviluppo sociale e civile. Energie di cui c’è bisogno: bastava restituire alla scuola del Sud le decine di migliaia di cattedre tagliate dalla Gelmini, bastava iniziare a colmare lo storico divario nord-sud sul tempo pieno. Il governo non ha questo interesse: ha confermato i tagli dei governi di destra, diminuendo il tempo di studio e moltiplicando le classi pollaio e con la 107 si è costruito una scuola asservita e senza diritti. Le nostre denunce sulle conseguenze cosiddetta “buona scuola” trovano un’amara conferma, e non è che l’inizio».

Sembra di risentire «Ce n’est qu’un debut», slogan del ‘68 che prennunciava: «Continuons le combat!», la lotta continua. Qui di certo c’è che continuano i problemi per gli insegnanti. Pippo Denaro non ha, purtroppo, dubbi: «Domani scadono i termini per l’invio dei curricula, ma sappiamo già che il sistema del Miur è imballato, rischia di andare tutto in tilt anche stavolta. Poi i presidi dovrebbero esaminare tutte queste richieste e valutarle in pochi giorni, quando servirebbero mesi per farlo bene. E si finisce, appunto, con la richiesta delle clip, dei video a figura intera, con i docenti che devono sottoporsi anche a questo test richiesto da alcuni dirigenti. Prima della deportazione. Che si poteva e doveva evitare, le soluzioni c’erano. Ma forse al Miur non si sono ancora accorti che il tempo pieno nelle scuole del Nord è arrivato al 46% mentre in Sicilia non supera il 3,8%. Quanti docenti si sarebbero potuti occupare per colmare questo gap e garantire alle famiglie siciliane servizi efficienti, mensa, dopo scuola, un sistema moderno e funzionale?».

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