Scimeca: «Ritiro il film dalla mostra di Venezia: la burocrazia uccide anche l’arte»

Di Alessandra Magliaro / 23 Luglio 2014

ROMA – «La burocrazia uccide» dice sconsolato e anche arrabbiato Pasquale Scimeca. Il suo film, dedicato ad un san Francesco dei nostri giorni, Biagio Conte, per tutti a Palermo fratel Biagio, una vita per i poveri e tra i poveri, era stato selezionato da Alberto Barbera per il concorso di Orizzonti alla Mostra del cinema di Venezia. Ma non ci sarà.
«Ho scritto a Barbera ringraziandolo, purtroppo il film non è completato nella post produzione. Siamo in attesa di ricevere i 160 mila euro, un terzo del costo del film, dalla Regione Sicilia: il decreto della Film Commission è firmato ma il finanziamento non arriva, bloccato da un cavillo burocratico dalla Ragioneria e di cui da marzo chiediamo motivo», dice all’ANSA il regista siciliano di Malavoglia e Placido Rizzotto.
Il caso è esemplare: «La burocrazia ferma non solo un’opera d’arte ma una produzione che ha dato lavoro a 52 persone qui in Sicilia, una piccola boccata d’ossigeno in una terra dove oltre il 42% sono disoccupati. Noi non abbiamo più un euro per finire suono, missaggio e editing e parliamo di un film a basso budget e la cosa pazzesca è che non si capiscono i motivi. Venezia sarebbe stata una vetrina grande e importante anche per far conoscere la storia di questa persona, Biagio Conte, che ha fatto una scelta radicale, aiutare i poveri dei nostri tempi, una scelta rivoluzionaria nella società che definisce valori soldi e consumismo».
 
Venezia a parte se non arrivano i finanziamenti regionali il film non potrà vedere luce, «non sono più i tempi per ottenere crediti dai laboratori, hanno preso troppi bidoni e non è neppure giusto provarci», dice fermo Scimeca.
Nel film c’è il percorso spirituale di Biagio Conte, la storia della «sua scelta assoluta e totale. Biagio è un uomo di 50 anni, nato ricco che ad un certo punto della sua vita ha voluto dare un senso alla sua esistenza pur avendo a disposizione quello che per tanti è il tutto così si è spogliato di tutto, vivendo di niente, se non della carità degli altri.
Per anni è vissuto con i barboni della stazione per poi fondare tre comunità di accoglienza per i poveri che sono italiani, migranti, bisognosi. Non è un sacerdote, non ha mai preso i voti ma il suo legame con Francesco è profondo: fece anni fa un viaggio, da Palermo ad Assisi sulle tracce del poverello, un viaggio a piedi con la sola compagnia di un cane che gli avevano donato».
Racconta Scimeca che ha impiegato moltissimo ad avere l’autorizzazione di Biagio per il film, «è una persona lontana da qualsivoglia ribalta, mi diceva di no che non voleva peccare di orgoglio ma sono riuscito a convincerlo perchè la sua non è una storia ma una testimonianza di come si può rifiutare la società dei consumi e vivere il mondo in armonia e per gli altri. La sua cifra è la letizia, proprio come San Francesco».

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Redazione
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