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Santino Di Matteo a Leoluca Bagarella «Pagherai per l’omicidio di Giuseppe»

Santino Di Matteo a Leoluca Bagarella «Pagherai per l’omicidio di Giuseppe» «Avete ucciso mio figlio, pagherete fino all’ultimo centesimo»

Drammatico faccia a faccia in tribunale a Palermo: Santino Di Matteo si è scagliato contro Leoluca Bagarella e Giovanni Brusca entrambi condannati per l’omicidio di suo figlio, il piccolo Giuseppe, rapito e ucciso

Di Redazione |

Drammatico faccia a faccia in tribunale a Palermo nell’udienza del processo contro la presunta trattativa Stato mafia nel corso della quale ha deposto il pentito Santino Di Matteo che si è scagliato contro Leoluca Bagarella e contro Giovanni Brusca entrambi condannati per l’omicidio di suo figlio, il piccolo Giuseppe, rapito, ucciso e sciolto nell’acido. «Bagarella – ha detto Di Matteo – ci giocava pure con mio figlio e poi l’ha ammazzato. Se il tronco è malato perché tagliare i rami? Ma poi aveva due collaboratori in casa sua, perché non se la prendeva con loro. Che cosa hai fatto? Lo pagherai fino all’ultimo centesimo, fino all’ultimo giorno. Perché non veniva cercare a me? Invece si è preso un povero innocente. La dovrete pagare questa ingiustizia – ha più volte ripetuto – fino all’ultimo centesimo. Questo bambino, mio figlio, lo devi pagare fino all’ultimo giorno. Hai capito? ». Di Matteo ha anche detto in aula che «Cosa nostra ha sbagliato tante volte. Anche noi capivamo che la strage di Capaci era sbagliata. Sono morte un sacco di persone innocenti. Ci ha rovinato a tutti questa decisione. Se Riina ce l’aveva con Falcone perché non uccideva solo lui. Si è messo contro tutto lo Stato. Per me questi non sono atti mafiosi, ma sono atti terroristici. Sono stati uccisi bambini, donne incinte». Di Matteo ha anche raccontato che «tra la strage di Capaci e quella di via D’Amelio Giovanni Brusca si incontrò con Giuseppe Graviano diverse volte». «Inoltre – ha aggiunto – una volta venne Antonino Gioè a prendersi dei telecomandi. Mi disse che gli aveva detto Brusca di venire». Sempre Di Matteo ha anche parlato di una presunta trattativa per il recupero delle opere artistiche rubate, condotta secondo l’accusa, dai carabinieri e Cosa nostra, tramite dell’eversore nero Paolo Bellini. Quest’ultimp aveva raccontato di avere imbastito un dialogo, per conto dei boss, col Ros dei carabinieri promettendo il recupero di quadri rubati in cambio degli arresti ospedalieri per capomafia di prima grandezza come Luciano Leggio, Bernardo Brusca e Pippo Calò. «Mi ricordo che un giorno – ha detto Di Matteo – Antonino Gioè venne a casa mia con questo Paolo Bellini, che a quanto avevo capito era uno dei servizi. Io gli offrii un caffè, poi andarono a casa di Gioè. Seppi poi che Bellini e Gioè parlarono di un accordo per il recupero di un quadro in cambio dell’interessamento di Bellini per l’ammorbidimento del carcere duro e su alcuni processi». Di Matteo ha anche dato la sua versione sull’omicidio di Salvo Lima: «Lima non aveva rispettato i patti con Cosa nostra – ha spiegato – i patti tra il politici e Totò Riina. Non c’era stato l’interessamento sul maxi processo. Loro dovevano cercare di non fare condannare i mafiosi, invece non hanno fatto nulla. La decisione fu presa da Riina, era lui il capo. Sia per Ignazio Salvo che per Lima la decisione fu la stessa. Dovevano morire».

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