ROMA – «Il Quirinale garantisca che il mio processo a Catania sia giusto e scevro di pregiudizi nei confronti della mia persona». Matteo Salvini questa mattina ha letto le rivelazioni del giornale «la Verità» e si è preoccupato al punto di chiamare personalmente il presidente Sergio Mattarella.
«Com’è noto, a ottobre s’inizierà l’udienza preliminare innanzi al gup presso il Tribunale di Catania ove sono chiamato a rispondere dell’ipotesi di sequestro di persona per fatti compiuti nell’esercizio delle mie funzioni di ministro dell’Interno. Mi appello al Suo ruolo istituzionale, quale Presidente della Repubblica e del Csm, affinchè mi venga garantito, come deve essere garantito a tutti i cittadini, il diritto ad un processo giusto, davanti a un giudice terzo e imparziale», ha detto – e chiesto con una lettera – al capo dello Stato in una telefonata i cui contenuti sono stati confermati dal Colle che tiene riservata la risposta del presidente.
Lo scorso 12 febbraio con 152 voti il Senato diede il via libera al processo per Matteo Salvini sul caso Gregoretti, una storia molto simile a quella della Diciotti e che parte dal blocco delle navi con immigrati a bordo che il leader della Lega aveva deciso in precedenza, nella sua veste di ministro dell’Interno. Una storia che riapre i riflettori su uno scandalo attualmente mediaticamente congelato e che tocca il Consiglio Superiore della Magistratura. L’appello di Salvini rimette in luce quanto successo l’anno scorso nel Csm e che portò all’apertura di un fascicolo per violazione del codice etico aperto a carico dei magistrati coinvolti nelle famose cene con i deputati del Pd Cosimo Ferri, ora Italia viva, e Luca Lotti, dove, secondo l’inchiesta, si discuteva delle nomine di alcune Procure, iniziando da quella di Roma.
Oggi Salvini infatti scrive: «L’articolo de La Verità dal titolo «La chat delle toghe su Salvini: Anche se ha ragione lui adesso dobbiamo attaccarlo» documenta uno scenario gravissimo: diversi magistrati nei loro colloqui privati concordavano su come attaccare la mia persona». E, quindi, per il leader della Lega che si accinge ad affrontare il processo di Catania, «è innegabile che la fiducia nei confronti della Magistratura adesso vacilla al cospetto delle notizie sugli intendimenti di alcuni importati magistrati».
«L’avversione nei miei confronti – scrive ancora Salvini a Mattarella – è evidente al punto che, secondo quanto risulta dalle intercettazioni riportate sul quotidiano, uno dei magistrati, il dottor Palamara, pur riconoscendo le ragioni della mia azione politica, individuava nella mia persona un obiettivo da attaccare a prescindere. Intenzione che veniva condivisa da altri magistrati». Quanto basta per chiedere un intervento di garanzia al più alto livello, al presidente della Repubblica nonchè presidente del Csm.