S. Agata, la salita annullata e il coraggio del capovara: ecco come è andata

Di Redazione / 06 Febbraio 2019

CATANIA – Non si spegne l’eco delle polemiche per l’annullamento la spettacolare e attesa salita di via di Sangiuliano del fercolo con le reliquie di Sant’Agata, amatissima Patrona della città di Catania. L’acchianata, come viene chiamata in dialetto,  è stata bloccata dal “capo vara”, Claudio Consoli. Troppo gente tra i cordoni che tirano il fercolo e troppa gente in quella strada stretta e in forte pendio dove il 6 febbraio del 2004 rimase ferito per la calca attorno al fercolo Roberto Calì, un devoto di 22 anni, sposato con due figli, che morì il giorno dopo per gli esiti di una vasta emorragia epatica. Per questo motivo Consoli, d’accordo con il parroco della Cattedrale di Catania, mons. Barbaro Scionti, confortato nella decisione da una telefonata ricevuta dall’arcivescovo metropolita Salvatore Gristina, ha deciso di non effettuare la salita, anche contro il parere di molti devoti che avrebbero voluto partecipare e assistere a uno dei momenti clou delle celebrazioni agatine. 

Una decisione che ha diviso i devoti che “tirano” il lungo cordone bianco del fercolo, tra chi ha accettato la determinazione del capo vara e chi avrebbe voluto imporre lo stesso che la salita si effettuasse. E’ stato allora che il capo vara ha preso la decisione di cambiare il percorso tradizionale del “giro interno” delle reliquie di Sant’Agata, facendo saltare due tappe attese dai devoti: la salita di via di Sangiuliano e il coro delle suore benedettine di clausura in via dei Crociferi, che una volta avveniva all’alba, mentre ancora alle 10 il fercolo era fermo in via Etnea.

Decine di devoti si sono inginocchiati davanti le reliquie della Patrona per impedire che rientrasse in Cattedrale e si sono registrati momenti di tensione anche lungo il breve percorso rimasto sino alla cattedrale con altri devoti che hanno provato a rallentare il fercolo.

Ma poi il fercolo si è diretto in piazza Duomo dove monsignor Scionti ha lanciato il suo duro atto di accusa: «Quello che è avvenuto è molto grave. Sant’Agata e i suoi devoti non sono ostaggio di alcuno. I devoti di Sant’Agata sono per Sant’Agata. Cari delinquenti, perché di questo si tratta, siete soli e isolati. Ora fate silenzio perché dobbiamo pregare». E commentando il lungo applauso dei numerosissimi fedeli presenti ha aggiunto: «Questa è la risposta, adesso una preghiera di riconciliazione». Una scelta condivisa dal sindaco Salvo Pogliese: «È stata una scelta dolorosa, ma doverosa: sicurezza e rispetto delle regole non possono conoscere eccezioni. La festa di Sant’Agata è della stragrande maggioranza dei catanesi che con rispetto, fede e devozione la rendono unica al mondo».

E anche sui social si è scatenato un dibattito dove alcuni hanno sottolineato la stranezza dell’annullamento dell’attesa acchianata di Sangiuliano, ma la maggior parte ha manifestato solidarietà per la coraggiosa decisione del capovara e ha bollato i devoti “ribelli” come «delinquenti» facendo eco alle parole di mons. Scionti. Ma benchè ci siano dei regolamenti è quasi impossibile tenere lontano dalla festa personaggi poco raccomandabili. E la cosa importante è che – come sottolineato in una nota dal Comitato per la Festa di Sant’Agata –  «la macchina organizzativa e soprattutto la modalità con cui vengono prese decisioni difficili e complesse hanno funzionato molto bene, nonostante il dispiacere da parte di tutti per non aver potuto assistere alla salita di via di Sangiuliano».

«Dopo aver schierato i cordoni – ha ricostruito il Comitato – chiedendo anche di far uscire donne e bambini come ormai avviene da alcuni anni, il maestro del Fercolo ha constatato che all’interno del cordone c’era un numero esagerato di persone, strette tra loro, tale da non consentire neanche il percorso a passo d’uomo, come è risultato evidente a tutti. Di fronte al persistere di tale condizione il Capo Vara ha quindi staccato i cordoni e girato il Fercolo verso il Duomo».

«La Festa, dunque, nonostante questo epilogo, – conclude il Comitato – ha mostrato il suo lato migliore e le regole che ci siamo dati comportano una conduzione chiara, gestita dai soggetti preposti e non suscettibile di influenze esterne. Non è più tempo delle corse in via di Sangiuliano o di altre condotte pericolose o inappropriate». 

Un «apprezzamento per il coraggio e la coerenza del capo vara» è stato espresso anche da alcune associazioni in una nota nella quale si sottolinea che «non si poteva permettere che un gruppo di facinorosi imponesse la propria volontà sulla festa senza comprendere i rischi alla sicurezza».

Intanto i devoti che avevano contestato la decisione del “capo vara” col cordone in mano in segno di dissenso hanno continuato il percorso tradizionale percorrendo la via di Sangiuliano e la via dei Crociferi e tornando poi verso la Cattedrale.

Il “giro interno” della processione di Sant’Agata, cominciato ieri alle 17 si è concluso alle 12.04, con il rientro del busto reliquiario nel Sacello della Cattedrale che ha chiuso le celebrazioni per la Patrona della città. Ma non le inutili polemiche seguite a una decisione di buon senso.

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