I giudici del tribunale di Sorveglianza di Roma hanno detto sì alla revoca del regime del carcere duro all’ex boss della stidda gelese Orazio Paolello. «Nel corso di 20 anni – scrivono i magistrati – non è emerso alcun intento di Paolello di trasmettere messaggi all’esterno, né dati configuranti la volontà del nuovo gruppo di stiddari di avvalersi del suo contributo». Orazio Paolello era sottoposto al regime di 41 bis da oltre 20 anni, dal 30 gennaio del 1994 e i suoi difensori, Vittorio Trupiano e Domenico Marrara, hanno ottenuto la revoca del regime speciale perché, secondo i giudici, «i fatti remoti», contenuti nei veri decreti di rinnovo del 41 bis, «disgiunti da più recenti risultanze comportamentali, non posso ritenersi idonei a provare l’esigenza di una ulteriore proroga, ritenendosi non dimostrata la capacità del detenuto di riprendere la posizione associativa» nella Stidda. Paolello ha comunque «manifestato segni di disponibilità anche nei confronti delle Istituzioni, destinando i beni pervenuti dall’eredità paterna alla soddisfazione delle spese di giustizia e delle altre obbligazioni civili». Orazio Paolello comparirà il prossimo 30 settembre davanti ai giudici del Tribunale di Firenze per chiedere la detenzione domiciliare oppure il differimento della pena per grave infermità. Nel provvedimento di revoca del 41 bis i giudici hanno rilevato che «la carcerazione lo ha duramente provato» e che «la relazione psichiatrica del 15 marzo del 2004 ha dato atto di un disagio psichico causato dal peso del vissuto criminale di cui sembra avvertire sensi di colpa e in cui ha dichiarato di non riconoscersi più».