ROMA – Revocato ancora una volta il 41 bis al capomafia Aldo Ercolano, pochi mesi dopo la decisione del ministro Orlando di riconfermarlo per altri due anni: per quale ragione?. Lo chiede il deputato Claudio Fava, vicepresidente della Commissione antimafia, in un’interrogazione al ministro della Giustizia, firmata anche dai deputati Davide Mattiello e Laura Garavini (PD) e Francesco D’Uva (5Stelle), tutti della Commissione Antimafia. Nell’atto ispettivo, si ricordano i numerosi rapporti della Direzione Nazionale Antimafia che considerano l’Ercolano «l’uomo di maggior rilevanza criminale all’interno delle famiglie mafiose di Catania».
«Non si comprende – aggiunge il vicepresidente Fava – quali elementi abbiano potuto determinare, in così pochi mesi, una revisione radicale del giudizio sulla pericolosità dell’Ercolano».
«Appena due mesi fa, nel corso dell’operazione antimafia Reset – prosegue l’interrogazione – si sono acquisite intercettazioni telefoniche, trasferite poi negli atti del procedimento, da cui risulta in modo inequivocabile che Aldo Ercolano è tuttora il capo mafia di Catania e che nel corso di una riunione delle cosche catanesi che fanno riferimento alle famiglie Santapaola-Ercolano, al nome di Aldo Ercolano, indicato come l’attuale referente di Cosa Nostra, sarebbe partito tra gli affiliati un lungo applauso».
Sempre a novembre, nel corso dell’operazione antimafia Caronte, è stato arrestato con l’accusa di associazione mafiosa anche Vincenzo Ercolano, fratello di Aldo Ercolano. «Secondo il rapporto dei Ros – aggiunge l’interrogazione – l’autotrasporto continua ad essere il business criminale incontrastato degli Ercolano che, per accrescere i propri affari, avrebbero utilizzato la forza intimidatrice del loro cognome. Un potere criminale recentemente consolidato anche attraverso alleanze eccellenti della criminalità organizzata palermitana e con imprenditori collegati alla mafia agrigentina».
«Appare difficile comprendere – commenta Fava – che l’erede designato di Nitto Santapaola alla guida di Cosa Nostra a Catania, applaudito come tale in una riunione delle cosche locali secondo le intercettazioni in possesso della Procura di Catania, per due volte in pochi mesi sia stato restituito al regime carcerario ordinario in palese conflitto con le valutazioni sulla sua pericolosità espresse dalla DNA, dalla Procura di Catania e dal ministro Orlando. Al quale chiediamo di intervenire con urgenza».