Un maxi-censimento su tutte le società partecipate della Regione, con 15 giorni di tempo per comunicare i dati che finiranno in un dossier da inviare alla Corte dei conti. È l’iniziativa della commissione Bilancio all’Ars per far luce sulle “società mangiasoldi”. Ma dai dati (pochi e nebulosi) disponibili, è possibile tracciare un primo conto: 23 milioni di costo annuo per 12 società in liquidazione. Fra gestione (compresi i compensi di liquidatori con più incarichi) e debiti di bilanci-colabrodo.
È come se dei malati terminali, per i quali non resta che staccare la spina, venissero ospitati in un resort a cinque stelle luxury. Con “mamma Regione” che spende – per le 12 società che dovrebbero essere già chiuse – circa 7,3 milioni l’anno, secondo una stima approssimata per difetto della Corte dei Conti regionale. Cifra alla quale bisogna aggiungere i soldi per ripianare i debiti: facendo la somma algebrica fra le uniche due sole partecipate in liquidazione con attivo (Biosphera e Siace, dati aggiornati all’ultimo bilancio utile, quello del 2012) e le dieci con bilancio in passivo, si arriva a un conto di 16.059.710 euro. Ciò significa che la mancata “eutanasia” di queste società ci costa oltre 23 milioni di euro l’anno.
La “madre” di tutte le partecipate da liquidare è la Siace Spa. Era il 1985 quando l’Espi, l’ente pubblico della Regione, avviò la procedura, ma oggi la società per l’industria agricola cartaria editoriale, al 100% regionale, è ancora in vita. E costa. Per pagare il liquidatore Gaetano Chiaro quest’anno la Regione ha sborsato 8mila euro. Un incarico a prezzo stracciato, se si considerano gli altri commissari. Come Anna Rosa Corsello, incaricata per Biosphera (25mila euro di compenso), Multiservizi (40mila euro). O Giovanni Ravi, che si è accontentato di 25mila euro a testa per Sicilia Turismo e Cinema e per Lavoro Sicilia.
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