PALERMO – Partito lo scorso 4 maggio dal Gran Teatro Geox di Padova, il tour nei teatri di tutta Italia di Red Canzian, dal 1973 bassista dei Pooh, si appresta ad approdare in Sicilia, dove sono in programma due concerti live che toccheranno Catania e Palermo, il 22 e 23 maggio, rispettivamente al Teatro Metropolitan e al Teatro Golden, organizzati da Nuccio La Ferlita per Puntoeacapo concerti. Il tour di “Testimone del tempo” è uno spettacolo che racconta il percorso musicale e la carriera dell’artista, dai suoi inizi fino ai giorni nostri, arricchito dalle immagini di personaggi e avvenimenti che ne hanno segnato la storia. Insieme a lui, sul palco, Chiara Canzian (vocalist, armonica e percussioni), Phil Mer (batteria, percussioni, piano e direzione musicale), Daniel Bestonzo (pianoforte, tastiere, fisarmonica), Alberto Milani (chitarre elettriche) e Ivan Geronazzo (chitarra elettrica, chitarra acustica e mandola).
Quando il protagonista campeggia da vari decenni, difficilmente hai argomenti non trattati. E così è appunto con Red Canzian, perno portante del motore Pooh, che depositati in un’armadietto abiti e spartiti del gruppo, riparte con un proprio disco, “Testimone del tempo”, in cui riaffiorano le sue doti di musicista non banale e monocorde. Complicato, gli chiediamo, ricominciare con un percorso personale dopo anni di successi? «Ogni nuova partenza porta difficoltà e rischi, ma contemporaneamente offre la possibilità di misurare noi stessi con i nostri sogni, il nostro valore».
Prendendo spunto dal tuo retroterra artistico, che ricordo hai dei Capsicum Red? «Ho iniziato con loro in piena epoca rock e prog rock, molto di quel periodo vive nel mio dna artistico. Un momento dell’attuale concerto è dedicato ai Capsicum, con il primo singolo del 1970 e relativo video in bianco&nero cui segue una contaminazione tra rock e classica, “La danza delle spade”, brano che segna il ritorno al mio primo amore, la chitarra!»
Che tempo è quello che stiamo attraversando? Un tempo che porterà a tempi migliori… stiamo somatizzando i veloci cambiamenti dettati dalla rete, dal web, ancora non siamo pronti a comprendere le infinite chance di sviluppo, lo usiamo ancora male. Ho tanta fiducia sui trentenni di oggi, avranno l’occasione di comportarsi in un modo più adeguato, rispetto a chi li ha preceduti».
Come riesci a discernere l’artista dal ruolo di produttore per progetti discografici? «Le mie produzioni discografiche sono state sempre realizzate con il cuore, senza pensare al guadagno finale. Quanto piace a me, è lontano dal pensiero della discografia canonica, fortunatamente anche in questo settore molti aspetti arcaici volgono al termine, e grazie al vituperato web, si sta aprendo un varco per proposte di qualità e contenuti…».
Un suggerimento per rivitalizzare il mercato del disco…. «Cominciare a pensare che il pubblico sia meno stupido di quanto possano immaginare discografici e, purtroppo, alcuni artisti. La qualità alla lunga paga, un’esempio tangibile deriva da una scrittura nata in simbiosi con Renato Zero, contenuta nel mio recente album, una suite di nove minuti, complessa, apprezzata in maniera viscerale dalla platea».
Un aggettivo per definire l’avventura dei Pooh…. «Straordinaria!!! Abbiamo creduto in un sogno lungo e irripetibile per la musica italiana».