Rapporti coi clan, sequestrati beni all’imprenditore Santo Massimino
Rapporti coi clan, sequestrati beni all’imprenditore Santo Massimino
Il provvedimento riguarda sei aziende del settore dell’edilizia e nel campo della produzione di energia da fonti rinnovabile. L’uomo condannato per i sui presunti legami con la famiglia Santapaola-Ercolano
CATANIA – Beni per alcuni milioni di euro, riconducibili all’imprenditore Santo Massimino sono stati sequestrati da carabinieri del Reparto operativo speciale e del comando provinciale di Catania. Il provvedimento cautelare preventivo è stato emesso dalla quarta sezione penale del Tribunale, su richiesta della Dda della locale Procura, nei confronti dell’imprenditore dopo la condanna di primo grado a 12 anni di reclusione, che gli è stata comminata il 9 maggio scorso, per i suoi presunti rapporti con Cosa nostra, e in particolare con la “famiglia” Santapaola-Ercolano. Il sequestro riguarda sei aziende del settore dell’edilizia e nel campo della produzione di energia da fonti rinnovabile. Il loro valore reale è in corso di quantificazione, ma sarebbe di alcuni milioni di euro. Al centro dell’inchiesta le indagini dell’operazione Iblis, dalle quali emergerebbe un “sinallagmatico rapporto” tra Santo Massimino e Vincenzo Aiello, all’epoca dei fatti rappresentante provinciale di Cosa nostra. Durante un summit di mafia in una casa rurale del “colletto bianco” Giovanni Barbagallo, Aiello avrebbe fatto riferimento a difficoltà economiche dell’imprenditore che avrebbe aiutato intercedendo per fargli avere un lavoro nella realizzazione di un parco commerciale a Gravina di Catania. L’interessamento del boss, secondo i rilievi dei carabinieri del Ros, avrebbe dato i frutti sperati: il cantiere che era fermo era stato poi riaperto.