RAGUSA – Un’intera città si è stretta attorno ai familiari di Pamela Canzonieri, la donna di Ragusa di 39 anni uccisa il 17 novembre scorso in Brasile da un tossicodipendente. La cattedrale di Ragusa era piena in ogni ordine di posti per i funerali della giovane cameriera andata in Brasile per cercare lavoro. C’erano le massime autorità cittadine e militari, a cominciare dal sindaco di Ragusa Federico Piccitto, nonostante i familiari nei giorni scorsi avessero stigmatizzato l’assenza del primo cittadino ed espresso la volontà di non volerlo alla fiaccolata della scorsa settimana organizzata dagli amici di Pamela. Presenti anche il prefetto Maria Carmela Librizzi e il questore Giuseppe Gammino.
Nella sua omelia il vescovo di Ragusa Carmelo Cuttitta ha parlato chiaramente di «femminicidio», di «un gesto d’una crudeltà terrificante. Crea un profondo dolore questa inaudita violenza – ha aggiunto – nei confronti di una donna dagli occhi vispi e dal sorriso smagliante che pur di lavorare ha dovuto transitare altrove per guadagnarsi onestamente da vivere. E questo suo continuo viaggiare l’ha condotta all’incontro fatale».
«Una grande donna, di spessore, e una instancabile lavoratrice»: l’ha ricordata così invece Fabio Marzovila, l’amico livornese che ha seguito tutto l’iter burocratico per il rientro della salma di Pamela. Ha viaggiato dal Brasile sullo stesso aereo che ha portato in patria la salma di Pamela. «Siamo partiti sabato da San Salvador – dice – ma la sua morte è stata qualcosa di tremendo per tutti. Per ora non ho la testa per dire cosa provo dentro, ma domani voglio dire la mia».
Fabio ha accompagnato il feretro della sua amica sino in Cattedrale, in Chiesa però è rimasto pochi minuti perché non ha retto all’emozione ma aveva dipinti nel volto i segni del dolore e della rabbia.