Raffineria di Priolo agli algerini, i sindacati: «Urgente un incontro al Mise»

Di Redazione / 10 Maggio 2018

SIRACUSA – Allerta dei sindacati dopo l’annunciato cambio di proprietario per la raffineria Esso di Augusta, nel polo petrolchimico di Priolo Gargallo. La controllata italiana della Exxomobil ha firmato un accordo per la cessione dell’impianto insieme ai depositi carburanti di Augusta, Palermo, Napoli e i relativi oleodotti al colosso statale algerino Sonatrach, ed a preoccupare le organizzazioni dei lavoratori è che ne possano sortire conseguenze negative per i livelli occupazionali di un’area già in grave crisi; una preoccupazione, questa dei sindacati, alimentata anche dal fatto che la trattativa per il passaggio di proprietà è stata portata avanti in assoluta segretezza, senza comunicazione alcune neanche alle istituzioni locali.

In base all’intesa, Esso Italiana e le altre società del Gruppo ExxonMobil sottoscriveranno con Sonatrach contratti pluriennali di natura commerciale e tecnologica relativi alla fornitura di prodotti petroliferi, ad attività operative e di sviluppo e all’utilizzo dei depositi carburante di Augusta, Palermo e Napoli. Nessun cambiamento per le stazioni di servizio a marchio Esso. L’accordo rappresenta il primo impegno italiano degli algerini dopo la fine del contenzioso con Saipem per il gasdotto italoalgerino chiusosi lo scorso anno con una transazione a favore della società di Algeri. L’operazione, il cui closing è previsto per la fine dell’anno, prevede che il contratto dei circa 660 dipendenti di Esso Italiana passi a Sonatrach; gli algerini assicurano che il passaggio non avrà nessun impatto sui posti di lavoro: «Ci impegniamo a mantenere i livelli occupazionali, la continuità gestionale, l’eccellenza operativa e gli elevati standard in materia di salute, sicurezza e ambiente – dice Abdelmoumen Ould Kaddour, Chairman e Ceo di Sonatrach e che l’obiettivo «è una presenza di lungo termine».
Ma la Cgil e Uil vanno all’attacco. «Nella totale assenza di comunicazione ai sindacati – dicono Emilio Miceli, segretario generale della Filctem Cgil, e Giuseppe D’Aquila, segretario generale della Filctem Cgil Sicilia – non sappiamo qual è la strategia di Esso in Italia e non conosciamo nulla degli obbiettivi del nuovo azionista». «La decisione di Esso che riguarda un numero complessivo di 700 lavoratori diretti e 900 dell’indotto alla algerina Sonatrach è inaccettabile», dicono il segretario generale del sindacato, Carmelo Barbagallo, e quello della Uiltec, Paolo Pirani, secondo cui questa «è l’ennesima prova della necessità di regole europee». Per Barbagallo e Pirani – che annunciano una richiesta di intervento del governo – inoltre, si tratta di una «exit strategy” dall’Italia da parte di Esso. 

Duro il commento della leader della Cgil Susanna Camusso: «C’è un decadimento – afferma – delle relazioni industriali. Non possono avvenire passaggi di questo tipo senza che i sindacati, la politica e la Regione vengano informati. Ci risulta che nemmeno il ministero dello Sviluppo economico ne sapesse nulla». Secondo Camusso, «questo indica che c’è un problema su come viene valutato il nostro Paese e induce a non conoscere e non capire quale operazione industriale si sta facendo e ci conduce a un nodo che riguarda la Sicilia: assenza di una politica industriale, di direttive e impegni presi che nel tempo poi rimangono nel nulla». «Mi pare – conclude la leader della Cgil – che questo sia il grande tema del nostro Paese».

Infine, per il segretario confederale della Cisl, Angelo Colombini, e la segretaria generale della Femca, Nora Garofalo, è «urgente» sulla vicenda un incontro al Mise. Colombini e Garofalo sottolineano tra l’altro che, «mentre le segreterie nazionali delle organizzazioni sindacali e le Rsu aziendali venivano convocate a Roma e si annunciava loro l’imminente cessione della raffineria e del deposito logistico di Augusta, assieme a quelli di Napoli e Palermo, la direzione aziendale siciliana informava i 660 lavoratori del piano di vendita alla società algerina Sonatrach, approfittando dell’assenza delle rappresentanze sindacali. Un fatto davvero increscioso e non rispettoso delle relazioni sindacali». Modalità che, rimarcano i sindacalisti, «ci hanno indignato». La Cisl, quindi, «non solo chiede che il ministero dello Sviluppo economico convochi prima possibile l’incontro con le due società, ma che faccia chiarezza sulle ragioni profonde dell’operazione per correggere le eventuali debolezze delle politiche industriali del settore».

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