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Quelli che… vorrebbero pagate anche luce, acqua e pulizie
L’ultima in ordine di tempo è “condensata” nell’articolo 25 della mini-manovra. L’articolo in questione prevede un ulteriore finanziamento per pagare le spese di utenze (acqua, luce…) e pulizia dei gruppi parlamentari. Un articolo “difeso” dal vicecapogruppo del Pd, Giovanni Panepinto, ma su cui lo stesso Pd e la maggioranza ha preferito far mancare il numero legale. Se ne riparlerà domani.
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Panepinto spiega così perché ha “difeso” in Aula l’articolo 25, fortemente osteggiato dal Movimento Cinque Stelle: «Io – afferma – ho difeso la dignità del Parlamento. I grillini volevano il voto nominale per poi fare i loro post su Facebook con le facce dei deputati. Io mi sono opposto a questa idea che i Cinque Stelle votano contro e poi usufruiscono delle stesse cose di tutti gli altri gruppi parlamentari. È il solito depistaggio. Acqua, luce e pulizie non incidono così tanto, altre sarebbero le voci da ridurre. Invece c’è chi vuole impedire ai piccoli gruppi di fare politica. La stagione della sobrietà è già iniziata da tempo: l’Ars ad esempio ha ridotto del 50% le indennità rispetto ad altre Regioni, come Campania piuttosto che Lombardia». Secondo Panepinto, l’Ars «non è un parlamento sprecone». «Tuttavia – annuncia – alla ripresa dei lavori, io stesso proporrò di stralciare e accantonare questo articolo dalla mini-manovra».
I Cinque Stelle dicono che terranno alta la guardia: «Staremo a vedere – dice il deputato Giancarlo Cancelleri – noi non cambiamo idea. Si tratta di un aggravio di spesa, perché l’Ars deve trovare ulteriori risorse rispetto a quelle che già eroga ai gruppi parlamentari. Insomma, uno spreco. Per quanto ci riguarda abbiamo il dovere di informare i cittadini se c’è qualcuno all’Ars che vuole mettere ancora le mani nelle loro tasche. Se ci sono gruppi con meno di cinque componenti che non ce la fanno a pagare le utenze, allora chiudano. La Corte dei conti sta facendo un lavoro di controllo egregio ed ha messo un freno ad una certa “allegria” che c’è stata in passato. Forse a qualcuno il “vizio” non è ancora passato». Il riferimento è alla cosiddetta inchiesta sulle “spese pazze”, che ha fatto scattare l’azione sia della magistratura contabile sia di quella ordinaria (nella fattispecie la Procura di Palermo), secondo cui i fondi riservati ai gruppi sono stati usati per fini privati. L’indagine relativa alle spese sostenute dai gruppi parlamentari nella scorsa legislatura (dal 2008 al 2012) registra finora una condanna, un’assoluzione, sei rinvii a giudizio e quattro proscioglimenti. L’ex capogruppo del Pdl Innocenzo Leontini (Pdl) è stato condannato a due anni con il beneficio della sospensione condizionale della pena. Assolto perché «il fatto non sussiste» Cateno De Luca (Mpa e Gruppo Misto). Entrambi avevano scelto di essere processati in abbreviato. Sono stati invece rinviati a giudizio Giulia Adamo (Pdl, gruppo Misto e Udc), Giambattista Bufardeci (Grande Sud), Nunzio Cappadona (Aps), Rudy Maira (Udc e Pid), Livio Marrocco (Pdl e Fli), Cataldo Fiorenza (Pd e gruppo Misto), Salvo Pogliese (Pdl). Prosciolti invece Nicola D’Agostino (Mpa), Marianna Caronia, Francesco Musotto (Mpa) e Paolo Ruggirello (Mpa e gruppo Misto).
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