«Quella è una sentenza del cacchio» La “cricca delle navi” fa rotta sul Cga

Di Mario Barresi / 23 Maggio 2017

Catania –  Rolex e Mercedes; viaggetti e «consulenzine», contributi elettorali e posti di lavoro. I simboli mediatici della Traghettopoli trapanese, appena sbarcata anche a Messina, rischiano però di far perdere un’altra rotta. Ben disegnata, nella mappa dell’ordinanza del gip Marco Gaeta, attraverso fatti precisi. Parliamo delle ombre sulla giustizia amministrativa siciliana. Piuttosto gravi, ancorché contenute in uno dei capitoli più delicati dell’inchiesta “Mare Monstrum”. I pm di Palermo delineano un chiaro tentativo della “cricca delle navi” per aggiustare un verdetto del Consiglio di giustizia amministrativa siciliano, dopo che al Tar la Regione vinse il primo round nel contenzioso da 60 milioni sulla gara per i collegamenti con le isole minori.

«Una sentenza del cacchio», la definisce Carlo Morace parlando al telefono con il cugino armatore Ettore, poi arrestato. A mali estremi, estremi rimedi. Parte il solito schema di pressing a tutti i livelli. Coinvolgendo innanzitutto l’ex presidente del Cga, Raffaele De Lipsis, indagato nell’inchiesta. L’ex magistrato viene agganciato dal deputato regionale Mimmo Fazio (ai domiciliari). «Ho visto il messaggio, ora mi metto in moto», dice De Lipsis al suo interlocutore il 30 marzo scorso.

E non è una promessa vana. Il giudice in pensione, il giorno dopo, contatta l’attuale presidente del Cga, Claudio Zucchelli, per concordare un appuntamento a Roma. L’incontro, documentato dai Ros, avviene davvero, il 4 aprile. Non più a Palazzo Spada sede del Consiglio di Stato, ma all’incrocio tra via Arenula e il Lungotevere Flaminio, per «problemi di parcheggio riscontrati dallo Zucchelli». Ci sono intercettazioni ambientali e foto, ma anche ben tre pagine di omissis. «Niente, va bene io ti raccomando l’altra cosa perché io ci tengo molto perché io viaggio spesso con la Ustica Lines sono diventato amico di qualcuno lì che mi segnalava ‘sta cosa», dice l’ex presidente al suo successore. Che, ascoltato dalle cimici, dopo l’ennesimo «mi raccomando», risponde: «Stai tranquillo certo figurati». Il gip di Palermo ritiene che De Lipsis abbia «ricevuto espressioni di rassicurazione in merito agli esiti della sua “segnalazione» da parte di Zucchelli. Una pressione pesantissima, che però non s’è concretizzata con un effetto sulla decisione del Cga. L’appello della sentenza del Tar, le cui motivazioni sono state depositate due mesi fa, è ancora pendente.

Ma quelli dell’inchiesta di Trapani non sono gli unici fantasmi che aleggiano nel palazzo di via Filippo Cordova a Palermo. Una tranche dell’inchiesta Consip. rivelata dall’Espresso, riguarda il Cga. E non soltanto. La Procura di Roma indaga su un presunto sistema di compravendita delle sentenze al Consiglio di Stato. Sotto la lente dei pm ci sono i rapporti tra Piero Amara e Giuseppe Calafiore (noti avvocati siracusani) e l’ex presidente del Consiglio di Stato, Riccardo Virgilio, oggi in pensione. Il sospetto, rilanciato dal settimanale, è che ci siano interessi economici comuni fra i tre. Virgilio, Amara e Calafiore sarebbero soci in affari: in una perquisizione della guardia di finanza, per un’altra vicenda di presunte false fatturazioni in una società di Amara, sono stati sequestrati documenti che potrebbero dimostrare la tesi del sodalizio. E che c’entra il Cga siciliano? Virgilio ne è stato il presidente e adesso c’è qualcuno – come il sindaco di Siracusa, Giancarlo Garozzo, soccombente in alcune cause del verminaio aretuseo – che chiede ai pm romani «di fare luce su quanto accaduto».

E infine più di un (oscuro) sentiero della faccenda che porterebbe anche sotto il Vulcano. In studi legali, ma anche in società partecipate. Ma queste sono altre storie. O forse no.

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Redazione
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