ROMA – I giovani scafisti costretti dalle organizzazioni criminali a fare da “driver” a natanti carichi di migranti agiscono sotto stato di necessità, per questo non è configurabile per loro il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. E’ la linea della Procura di Catania, contenuta in una circolare del procuratore Carmelo Zuccaro, illustrata dal magistrato durante la sua audizione a Palazzo San Macuto davanti la commissione Schengen. La decisione fa seguito anche a pronunce del Tribunale del riesame.
«Le Ong non inseguono profitti privati, ma si rendono responsabili della violazione dell’art. 12 della Bossi-Fini?». E’ la domanda che si è poi posto il procuratore annunciando che «appena si verificherà uno di questi casi io aprirò un’inchiesta», per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
«Perché – ha aggiunto – si può dubitare del fatto che si sceglie sempre il porto d’approdo e si portano in Italia migranti che non dovrebbero arrivare». Il procuratore ha spiegato che la «convenzione di Ginevra impone di portare le persone soccorse in mare nel porto più vicino, e questo non avviene». Ma, ha precisato, «questa non è una violazione penalmente perseguibile». Per il procuratore Zuccaro «la magistratura applica le leggi» e una eventuale inchiesta, che al momento ha ribadito non esserci, «non è la soluzione al problema». «Il resto – ha aggiunto rivolgendosi alla Commissione – e nelle vostre mani, è responsabilità della politica».
«E’ consentito a organizzazioni private», come le Ong che soccorrono migranti in mare, «sostituirsi a forze politiche e alla volontà delle Nazioni? Perché, secondo il magistrato che con il suo pool sta analizzando la presenza di 13 navi di Ong attive nel Canale di Sicilia, sembra che nei soccorsi ai migranti in mare da parte loro «ci possa essere la volontà di creare corridoi sicuri». «Questo – ha sottolineato – è un dato oggettivo». A Catania negli ultimi quattro mesi del 2016, ha rivelato il procuratore, il 30% dei migranti soccorsi sono arrivati con navi Ong. «Nei primi mesi del 2017 – ha osservato – siamo già al 50%». Il numero potrebbe essere messo in relazione con il fatto che le loro navi «sono più vicine al limite delle acque internazionali e sono alla ricerca di migranti». «Dobbiamo registrare una sorta di scacco che la presenza di Ong provoca all’attività di contrasto
degli organizzatori del traffico di migranti». «L’intervento immediato delle navi delle Ong rende inutile le indagini anche sui “facilitatorI” delle organizzazioni criminali, rendendo più difficili le indagini».
«Fenomeni di radicalizzazione al terrorismo sono stati registrati in un momento successivo all’ingresso in Italia da parte dei migranti e lo registriamo nell’ambito della popolazione carceraria – ha aggiunto il procuratore -».
«Ci giungono segnalazioni molto concrete – ha affermato il magistrato – di fenomeni di reclutamento, di radicalizzazione che vedono come promotori alcuni dei migranti che sono stati arrestati per avere commesso degli illeciti e che a loro volta tentato di fare proselitismo nelle carceri. E nei due istituti di Catania abbiamo riscontri su questo».
«Un altro fenomeno di radicalizzazione – ha osservato il magistrato – lo registriamo in altri centri in cui viene utilizzata la manodopera dei migranti nelle attività agricole delle serre, e mi riferisco soprattutto al territorio del Ragusano dove avviene il cosiddetto “caporalato”. In quei luoghi vi sono diverse serre in cui vengono utilizzati i migranti e alcuni di loro ci risulta abbiano avuto contatti con soggetti che poi sono risultati più o meno collegati con organizzazioni terroristiche».
«Quello che noi riteniamo, ma sul punto non abbiamo indicazioni documentali certe – ha concluso sul tema il procuratore Zuccaro – è che una parte dei proventi del traffico dei migranti clandestini finisca nelle mani di soggetti che operano e che hanno organizzazioni militari o paramilitari. Quindi non si possono escludere anche organizzazioni che siano collegate con il mondo del terrorismo».