Questo è un Primo Maggio che ricorderemo per molti anni a venire. Per la prima volta nel mondo interconnesso e globalizzato abbiamo dovuto affrontare il lockdown, un termine sconosciuto fino a pochi giorni fa ed entrato rapidamente nel nostro vocabolario comune. Il mondo si è fermato: sono state chiuse le scuole, le attività produttive, siamo stati costretti a rimanere lontani dai nostri affetti più cari. Ma, come sempre, il nostro Paese ha dato grande prova di dignità e forza d’animo. Oggi, nel celebrare questo giorno, è necessario soffermarsi sul modo in cui cambierà il mondo del lavoro dopo la pandemia. Andranno probabilmente ripensate molte delle sue dinamiche e il Governo è al lavoro per garantire la ripartenza in sicurezza di tanti settori che hanno dovuto temporaneamente interrompere la loro attività.
In questi mesi intensi, io e i miei colleghi Ministri abbiamo concentrato su lavoratori, famiglie e imprese tutti i nostri sforzi. Sappiamo che siamo chiamati a fare ancora di più e meglio. Già a marzo, nel decreto Cura Italia, come prima risposta all’emergenza abbiamo garantito tutele a circa 19 milioni di persone stanziando 10 miliardi di euro (dei 25 totali) solo per il capitolo lavoro. Cifra che sarà più che raddoppiata nel nuovo decreto che approveremo a breve.
Ora l’obiettivo è delineare tempestivamente le prossime azioni da mettere in campo, e voglio approfittare dello spazio concessomi e dell’importante messaggio che il Primo Maggio porta con sé per anticiparvi alcune delle cose sulle quali stiamo lavorando.
È indubbio che ci aspetta una sfida difficile, come quando nel secondo dopoguerra si doveva ricostruire un’Italia trafitta dalle barbarie del conflitto bellico. Per far rialzare il nostro Paese dobbiamo prima di tutto lavorare per rafforzare lo spirito di leale collaborazione tra imprese e lavoratori. È il momento di intraprendere la strada del binomio indissolubile tra quelle che sono due facce della stessa medaglia, per superare definitivamente la vecchia contrapposizione del ’900 tra padrone e operaio.
Dobbiamo tutelare il lavoro e aiutare le aziende, convinti che una economia sana fatta di imprese che vogliono crescere sul mercato possa trovare giovamento solo se impiegati e operai vivono in condizioni di stabilità e tranquillità. Nel nuovo provvedimento saranno previsti finanziamenti a fondo perduto per le micro imprese: questo perché nella “fase 2” il Governo vuole dare tutto il supporto necessario al mondo imprenditoriale, con grande attenzione anche al Mezzogiorno e alla “nostra” Sicilia.
Questa emergenza porta con sé un insegnamento importante: esiste una sola Italia che da Nord a Sud, sotto la stessa bandiera, con unità e grande spirito di sacrificio sta a poco a poco vincendo la sua battaglia contro il Coronavirus. Le parole di Ettore Consonni, il paziente lombardo risultato contagiato a fine febbraio e trasferito da Seriate all’Ospedale Civico di Palermo, dove si è risvegliato dopo 23 giorni in terapia intensiva, sono l’emblema di ciò: «Mi sono addormentato a Bergamo e mi sono risvegliato a Palermo: mi tatuerò la Sicilia sul cuore».
In questo tempo sospeso e difficile abbiamo riscoperto alcuni valori e compreso l’importanza di cose, piccole e grandi, che troppo spesso abbiamo dato per scontate. Oggi le parole di Thomas Jefferson assumono una valenza ancora più forte: «Non è il benessere né lo splendore, ma la tranquillità e il lavoro, che danno la felicità».
Il mio contributo per far ripartire l’occupazione e rafforzare ulteriormente lo Stato sociale sarà concreto e forte: tra le prime riforme che intendo portare avanti terminato questo periodo c’è quella degli ammortizzatori sociali, che devono essere maggiormente legati alla formazione e non più una mera politica passiva. L’Italia ha retto l’impatto di questa crisi grazie alla sua struttura sociale, alle scelte di sostegno alle fasce più deboli fatte nel recente passato – penso al Reddito di Cittadinanza che per milioni di famiglie si sta rivelando fondamentale, soprattutto in questo periodo, e che sarà affiancato per alcuni mesi dal Reddito di emergenza – e a un sistema sanitario che basandosi sui principi di universalità, uguaglianza ed equità ha permesso a tutti l’accesso alle cure.
In conclusione del mio intervento mi si permetta di dedicare il mio Primo Maggio da Ministro a tutti le lavoratrici e i lavoratori che in questo periodo hanno consentito a milioni di nostri connazionali di poter affrontare l’emergenza assicurando loro i servizi essenziali. Medici, infermieri, operatori socio-sanitari, farmacisti, forze dell’ordine, dipendenti di banche, uffici postali e supermercati, consulenti del lavoro, operatori dell’informazione solo per citarne alcuni: milioni di persone che purtroppo a volte, come nel caso degli oltre 150 camici bianchi, hanno pagato con la vita il loro grande sacrificio. Sono loro l’emblema del Primo Maggio 2020. Sono l’Italia migliore.
*Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali