Premio Sciascia, in finale il libro del killer
Premio Sciascia, in finale il libro del killer e il giurato si dimette: «Offesa alle vittime»
La replica del co-autore Carmelo Sardo: "Illazioni frutto di livore"
RACALMUTO – Tra i tre finalisti del premio letterario «Racalmare L. Sciascia città di Grotte 2014» c’è il libro di Carmelo Sardo e Giuseppe Grassonelli “Malerba” edito dalla Mondadori. Gli altri due finalisti sono Caterina Chinnici e Salvatore Falzone. Ma è il libro “Malerba” – opera oltre che di Carmelo Sardo anche dell’ergastolano Giuseppe Grassonelli (ex killer e fondatore della Stidda) – che ha creato un caso in seno alla giuria del premio. Il libro di Grassonelli è stato scritto con molta sapienza perché è un misto di criminalità e sesso, che si presta bene a una lettura estiva e a una riduzione cinematografica del tipo orror-criminale. Il Grassonelli alla fine si rivolge al lettore affermando che lui, dopo venti anni di carcere, è un’altra persona e invoca un trattamento carcerario diverso e la speranza di poter riavere una sua vita, magari semilibera. «Tutto questo a me va bene – afferma Gaspare Agnello compontente decano della giuria del premio Racalmare -Sciascia – anche perché sono contro l’ergastolo, e lo sono in quanto la costituzione italiana concepisce la pena come momento di riabilitazione e di redenzione. Ma, detto questo, pongo alla cultura italiana un interrogativo: è possibile che un ergastolano che si è macchiato di crimini efferati e le cui ferite sono vive nelle carni delle sue vittime partecipi a un premio letterario di cui sono stati protagonisti Sciascia, Consolo e Bufalino? Credo che questo non possa avvenire per tantissimi motivi. Uno dei motivi principali è il fatto che il libro Malerba racconta la verità di Grassonelli che le sue vittime non possono contestare e poi Grassonelli non è neanche un collaboratore di giustizia e questo fa riflettere perché evidentemente ha qualche cosa ancora da nascondere; addirittura c’è una velata intenzione di voler giustificare le sue scelte criminali con la necessità di dover vendicare i propri “cari” e di sfuggire alla sicura morte per mano degli avversari». Per Agnello «queste cose gettano una cattiva luce sul libro senza dire che dargli un premio al Racalmare, nato come strumento culturale di riscatto della gente del Sud, sarebbe un’offesa alle tante vittime di Grassonelli, il sangue delle quali è ancora fresco e i cui parenti avrebbero motivo di ribellarsi». «Non intendo coinvolgere nessuno in questa mia decisione – spiega Agnello – ma spero che il mondo letterario italiano possa dire una parola di chiarezza su questi argomenti che Gaetano Savatteri ha trattato magistralmente nel suo libro “I ragazzi di Regalpetra” che non ha le criticità di questo dell’ergastolano Giuseppe Grassonelli». «Per me, per la cultura e credo anche per Sciascia, Consolo e Bufalino – conclude Agnello – è una grande sconfitta».