CATANIA – Quello che accade nella politica italiana non lascia indifferente il premier Paolo Gentiloni, che segue e osserva con attenzione, e si «rende conto delle difficoltà», perché «non sono un marziano» che non le vede, dice. Ma ha una priorità: «rimanere concentrato sul governo» e “trasmettere un’idea di stabilità”, mettendo «l’amore e la dedizione per il nostro Paese davanti a tutto». Sono le linee guida del presidente del Consiglio dei ministri ribadite a Catania, incontrando, in Municipio sindaci, imprenditori e forze sociali.
Per Gentiloni le parole d’ordine sono due: «responsabilità» e “metterci la faccia”. Per questo non parla delle polemiche politiche e giudiziarie, ma si concentra sulle cose da fare. “Abbiamo una maggioranza solida”, è il punto di partenza. E ci sono anche «una serie di riforme decise dal governo di cui già facevo parte da completare». C’è «un catalogo lungo» di «nuove iniziative di cambiamento avviate in queste settimane». E non si può fare distrarre da altro: e «non per mia scelta – spiega – ma perché fa parte del mio dovere trasmettere a tutti i nostri concittadini l’idea che il governo si concentra sulla sua attività e sul tentativo di dare una soluzione ai problemi: è di questo che abbiamo bisogno».
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Non scordando «le cicatrici che la crisi ha lasciato». Però anche «non dimenticando da dove veniamo: da 7-8 anni di crisi continuativi, durissimi sul piano sociale». Dai quali «ci siamo rimessi in carreggiata, ma non in piedi del tutto – ricorda il premier – e grazie ai sacrifici degli italiani, alle imprese che esportano, al senso del dovere dei nostri lavoratori e all’impegno dei governi». «Veniamo da una crisi terribile – ribadisce Gentiloni – abbiamo invertito la tendenza nei grandi dati aggregati dell’economia, ma abbiamo ancora molto da fare perché questa inversione di tendenza abbia effetti nella vita del Paese. Ciò sarà possibile solo se proseguiremo su questa strada. Se continuiamo possiamo raggiungere i risultati e la priorità è prendersi cura dei danni sociali». E perché questo avvenga, osserva il premier, occorre «un’assunzione di responsabilità a tutti i livelli». «E’ un’onere e un rischio – riconosce il presidente del Consiglio – ma chi si dedica a una missione di servizio pubblico non può non avere responsabilità. Il governo deve essere vigile e attento che ci sia una catena di comando coesa e non un continuo e insopportabile gioco dello scaricabarile». Insomma, per Gentiloni, «occorre metterci la faccia» a tutti i livelli, «dal premier al sindaco del piccolo paese». Anche nella ricostruzione del post terremoto, per esempio. Allora, dice sicuro, si «andrà avanti e i risultati si vedranno». Lo stesso va fatto per il Mezzogiorno, dove “utilizzare i fondi è uno dei problemi cruciali del Paese”.
«Se diamo risposte al divario – rimarca – non facciamo una cosa utile e importante per il Sud, ma recuperiamo una delle potenzialità per la crescita del nostro Paese». E questo sarà un tema al centro di «un grande incontro a Matera tra un mese». E da Catania, dal sito di Enel Green Power, dove l’Ad della società, Francesco Starace, annuncia investimenti aziendali in Sicilia da oltre 100 milioni di euro per 3Sun e per l’Innovation Lab, il presidente Gentiloni invita a «dire basta allo scetticismo sulla green economy: è una realtà importante – sottolinea – non stiamo parlando dello chef vegano di Crozza. Investimenti in questo settore sono uno degli asset fondamentali della nostra politica economica». Una linea da seguire anche sul clima, con la «nostra posizione che – garantisce il premier- non cambierà nonostante i messaggi che vengono dagli Stati Uniti».
«Signor Presidente del Consiglio, oggi i sindacati catanesi le danno il benvenuto in una città bellissima e difficile, martoriata dalla disoccupazione e dalla crisi, ma ancora vispa, forte delle sue eccellenze e della sua forza creativa, consapevole della qualità dei suoi migliori cervelli, purtroppo costretti ad abbandonarla per cercare opportunità altrove». Lo scrivono Cgil, Cisl, Uil e Ugl di Catania in una lettera aperta al premier Paolo Gentiloni.
«A Catania il lavoro non c’è – aggiungono i sindacati – e la dignità dei suoi cittadini è calpestata, nei quartieri periferici si delinque sempre più anche per disperazione. Lo sfruttamento selvaggio dei lavoratori, dal settore del call center a quello dei campi, con il caporalato, è una realtà consolidata. In Sicilia gli occupati nella fascia di età tra 20 e i 64 anni sono solo il 42%, la disoccupazione giovanile si è stabilizzata oltre il 50% (quella femminile oltre il 58%), il ricorso ai voucher nell’Isola è cresciuto del 97,4% per l’anno 2015, e la provincia di Catania rispecchia proprio questo andamento. Catania resta nel sempre più ristretto gruppo delle province italiane in cui la Cassa integrazione cresce. Siamo certi, signor presidente, che la visita di oggi le darà l’occasione di accertare la veridicità della nostra analisi».
«Catania possiede notevoli eccellenze – sottolineano i sindacati – è la città del mare e della montagna, dell’Etna e del barocco, entrambi patrimoni dell’Unesco in grado di attirare turismo e un potenziale accrescimento dell’indotto, dell’agricoltura di alta qualità con prodotti unici al mondo per le sue proprietà organolettiche, come l’arancia rossa. Catania è la città prescelta dai grandi della tecnologia industriale, come la STMicroelectronics, che ha annunciato investimenti per quasi 300 milioni di euro. A tal proposito lanciamo un forte appello affinché questa azienda fondamentale per lo sviluppo della città, e non solo, non trasferisca in Francia a scopo compensativo alcune tecnologie nate qui».
«Riconosciamo gli sforzi – dicono i sindacati – che il Governo e l’amministrazione comunale hanno compiuto per questo territorio nel reperimento di risorse per importanti investimenti, a partire dal Patto per Catania il cui avvio auspichiamo sia imminente. Ma le doti di questa nostra metropoli del Sud e della sua provincia, che vanta una storia antica ed importante grazie soprattutto all’operosità ed alla tempra dei suoi lavoratori di ieri e di oggi – osservano i sindacati – non bastano a salvarla da gravi contraddizioni».