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Pienone di ferragosto in Sicilia, meta gettonata nonostante il problema rifiuti
In base ad un’indagine recentemente condotta dall’Adoc (l’Associazione per la difesa e l’orientamento dei consumatori), la Sicilia è in testa alle preferenze dei vacanzieri italiani: il 19,4% ha infatti dichiarato di trascorrere le ferie estive nella nostra regione. L’Isola mantiene, dunque, il suo appeal e a confermarlo c’è anche la classifica stilata qualche settimana fa da eDreams. L’agenzia di viaggi online ha analizzato i propri dati di prenotazione dei voli. Risultato? Nella top ten delle mete estive le città siciliane sono tre: Catania, che conquista il podio, Palermo (al terzo posto) e Trapani in decima posizione.
Nonostante il suo patrimonio artistico, storico e culturale, la Sicilia continua però a essere ricercata principalmente per il suo mare. Come dimostrano i numeri sulle presenze negli stabilimenti balneari, che registrano il tutto esaurito nella settimana di ferragosto. Il 95% dei posti in riva al mare sono prenotati, ha rilevato la Cna, che ha stimato un incremento delle presenze in Sicilia del 5% rispetto alla scorsa estate.
Ai numeri ufficiali però si aggiungono le presenze non registrate: il vasto mondo del sommerso, che nell’Isola ha una dimensione piuttosto ampia. Federalberghi Sicilia ha quantificato in 5mila le strutture turistico ricettive abusive sparse sul territorio regionale. Con una capacità di almeno 7 milioni di pernottamenti l’anno, per un fatturato di oltre 200 milioni di euro fuori da ogni rilevazione ufficiale. I “furbetti” delle vacanze spuntano come i funghi, intercettando una parte sempre più consistente della domanda turistica. Il trucco è semplice: sfruttare le agevolazioni previste per bed&breakfast o case vacanze, che nella realtà vengono trasformati in veri e propri alberghi. Nei primi sette mesi dell’anno la Guardia di Finanza ha accertato oltre 9 milioni di euro non dichiarati al fisco, circa un milione di euro di Iva evasa ed ha individuato 23 bed&breakfast completamente abusivi.
Un’altra nota dolente riguarda quelli che vengono definiti servizi di pubblica utilità. L’emergenza rifiuti è stata superata con grandi difficoltà da parte della Regione, ma la raccolta e lo smaltimento dell’immondizia resta comunque un punto debole. La differenziata è ferma al 12%. Tutto, o quasi, finisce in discarica. E basta una crisi, più o meno acuta, per far andare in tilt il sistema. In piena stagione estiva, l’emergenza rifiuti ha creato non pochi disagi alle attività turistiche. Ne sanno qualcosa gli agriturismi dell’area jonica etnea, che hanno rischiato un’emorragia di vacanzieri. In alcune strutture ricettive di Riposto, Acireale, Giarre alcuni ospiti hanno lasciato in anticipo le strutture prenotate da mesi, come denunciato da Agriturist. Fortunatamente, i danni sono stati limitati.
Trasporti e infrastrutture frenano l’Isola e ne impediscono lo sviluppo economico, condizionando anche il turismo. Difficilmente i turisti scelgono i mezzi pubblici: molto più comodo affittare un’automobile per gli spostamenti all’interno del territorio regionale. Dove la rete autostradale è assai carente lungo gli assi principali; per non parlare della viabilità secondaria, un vero e proprio disastro. A tal proposito, un quarto delle strade provinciali sono interessate da interruzioni, frane e smottamenti: su 20mila chilometri di rete viaria, 5mila chilometri sono off limits. Il gap delle infrastrutture stradali danneggia la Sicilia. Il sistema di trasporti alternativo, ovvero quello su rotaia, non è in grado di reggere il traffico ordinario; figuriamoci in estate quando i turisti fanno schizzare all’insù il numero dei potenziali utenti dei treni. Colpa di una rete ferroviaria da “bollino rosso”. Tra ponti crollati, smottamenti, ma anche tratte riammodernate e non ancora riaperte, circa 300 dei 1.378 chilometri dell’intera rete sono interrotti. Se in più ci aggiungiamo che la rete continua ad essere prevalentemente a binario unico, il quadro è completo. Dei 1.378 chilometri complessivi, solo il 12% ha il doppio binario; inoltre circa 800 chilometri sono a binario unico non elettrificato. Principali conseguenze? Più lentezza e meno sicurezza.
La vera scommessa – assodato che malgrado tutto il turismo siciliano va a gonfie vele – è quella di far tornare i visitatori e lasciare un’immagine positiva. Per fare ciò è indispensabile migliorare i servizi di pubblica utilità, visto che “madre natura” ci ha già abbondantemente premiato.
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