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Petrolchimico, alta tensione: operai vogliono bloccare il gas dalla Libia

Petrolchimico, alta tensione: operai vogliono bloccare il gas dalla Libia

Dopo la rottura tra Eni e sindacati, le maestranze presidiano anche il metanodotto GreenStream e minacciano di fermarne l’attività. Bloccati tutti gli accessi agli stabilimenti della raffineria

Di Redazione |

GELA – Cresce la tensione per la vertenza sindacale al petrolchimico di Gela dopo il rifiuto dell’Eni di riavviare almeno una delle tre linee produttive della raffineria e la conferma della revoca dei 700 milioni di investimenti, che, di fatto, annulla il programma di riqualificazione produttiva concordato un anno fa dalle parti. Stamani, gruppi di lavoratori si sono spostati ai cancelli della consociata dell’Eni, «Green Stream», con l’obiettivo di bloccare il gas che proviene dalla Libia attraverso il metanodotto sottomarino, fermando l’attività nel terminale di arrivo e di rilancio del metano, destinato alla rete nazionale. L’intenzione è quello di non far transitare nè il personale turnista addetto alla conduzione dell’impianto nè i mezzi della manutenzione, in modo da costringere l’azienda, per motivi di sicurezza, a chiudere le valvole del gasdotto e a fermare la stazione di pompaggio che immette il metano libico nella rete nazionale. Ma già da ieri sera, dopo la rottura delle trattativa, le maestranze gelesi non lasciano transitare più nessuno, nemmeno i turnisti che avrebbero dovuto dare il cambio ai colleghi che hanno lavorato durante la notte. L’orientamento generale è quello di lasciare il posto di lavoro dopo 16 ore di attività, così come prevedono sia il contratto che le leggi in materia. A rischio la sicurezza in fabbrica, dove, anche se gli impianti produttivi sono fermi, sono attivi quelli che producono utilities indispensabili ai delicatissimi sistemi di controllo di apparecchiature, serbatoi macchine. Fra qualche giorno si potrebbero fermare le pompe di estrazione del petrolio dei giacimenti di Gela perché, in conseguenza del blocco del porto e delle spedizioni, i serbatoi di raccolta dei «centri oli» sono ormai quasi pieni. Nel pomeriggio, i sindacati provinciali Cgil, Cisl e Uil decideranno la data dello sciopero generale con cui chiameranno la popolazione a una manifestazione territoriale a sostegno della vertenza Gela. I lavoratori appaiono davvero esasperati: «Se l’Eni vuole la guerra a Gela l’avrà su tutti i campi, non solo nella raffinazione ma anche nella ricerca dei giacimenti, nell’estrazione del petrolio e nell’approvvigionamento del metano», ha detto uno degli operai impegnati nei “picchetti”.

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