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Perché a Palermo in questa ricorrenza non si mangiano pane e pasta

Di Redazione |

PALERMO- La tradizione religiosa di Santa Lucia, patrona dei ciechi e degli oculisti, assume a Palermo una declinazione profana e culinaria. Il 13 dicembre nel capoluogo siciliano pane e pasta vengono messi al bando per una tradizione legata alla carestia che colpì la città nel 1646.

Storia e leggenda si fondono davanti alla storia dell’arrivo di una nave carica di grano. Vista la fame non c’era tempo per dedicarsi alla molitura e il grano scaricato venne cotto e condito solo con l’olio. Per estensione, visto che i palermitani oggi non “possono” mangiare pane e pasta per devozione e in ricordo di quell’anno di carestia, ci si “consola” con le arancine.

Ma qual è la vera storia di questa pietanza tipica resa famosa nel mondo anche da Andrea Camilleri? L’origine e il nome sembrano arabi nella storia, però, pare esserci un «buco» di quasi 6 secoli (fra il XIII e il XIX secolo): dalla sua nascita a quando per la prima volta fu inserita in un ricettario.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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