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Pd: Zingaretti gioca d’anticipo, dopo regionali «sciolgo partito e cambio tutto»
ROMA – Nicola Zingaretti gioca d’anticipo. Vada come vada in Emilia Romagna, è il segretario Pd per primo a chiedere “un partito nuovo”, il superamento dei dem e l’apertura di una fase di cambiamento. Se si perde, la richiesta di una riflessione sul percorso del Pd sarebbe nelle cose. Tanto vale metterla già in agenda. Se si vince, il momento congressuale di cui parla Zingaretti potrebbe diventare l’occasione per il segretario di consolidare la sua leadership e un progetto: quello di un “partito nuovo” e aperto “a tutti progressisti”.
Vedi le Sardine, il ‘movimento dei sindaci’ da Beppe Sala a Andrea De Caro, i soggetti ecologisti e chissà magari anche un pezzo di 5 Stelle. Le reazioni, al momento, nel Pd sono positive. Qualche puntualizzazione. La minoranza di Base Riformista chiede che il congresso si tenga dopo il ciclo di regionali -a giugno- e sia ‘vero’, ovvero con candidature contrapposte (per l’area un nome possibile sarebbe quello di Giorgio Gori). Ma nessuna voce contraria. Un po’ perchè si tratta di definire ancora dettagli, tempi, modalità. Un po’ perchè si aspetta il voto del 26 gennaio in Emilia. Decisivo per i futuri equilibri nel Pd. E non solo.
C’è chi scommette che non una sconfitta, ma al contrario una vittoria, potrebbe essere destabilizzante per la legislatura. Potrebbe crescere la tentazione del voto. Capitalizzando anche il fatto che Italia Viva di Matteo Renzi ancora non riesce a ingranare. E nella minoranza Pd c’è chi vede nella mossa del segretario proprio il modo per prepararsi a uno sbocco del genere, al voto anticipato, fino a ipotizzare Giuseppe Conte candidato premier del nuovo partito.
L’idea di soggetto aperto non è nuova per Zingaretti. La stessa ‘Piazza Grande’ ai tempi della candidatura a segretario nel congresso Pd aveva quell’impronta. Dice Zingaretti a Repubblica: “Non dobbiamo essere pigri: io ho scommesso tutto su unità e apertura. Ho vinto il congresso dell’anno scorso nello spirito di ‘Piazza Grande’, lontano dagli schemini politici e vicino alle persone, nel nome dell’apertura e dell’allargamento, del noi e non dell’io, di una politica ragionata e non urlata (…) ora dobbiamo portare fino in fondo quel processo di cambiamento”.
Lo ribadisce anche il vicesegretario Andrea Orlando: “E’ da tempo che sosteniamo che a fronte di una fase nuova è necessario ragionare su come rifondare il partito e questo diventa ancora più urgente nel momento in cui nella società si manifestano movimenti che vanno interpretati e ai quali bisogna dare una risposta”.
I dem non dicono di no. Con qualche appunto. “Poco più di un anno fa -scrive Matteo Orfini su Fb- proposi di sciogliere e rifondare il Pd”, ora lo propone Zingaretti ma “non sia solo fuffa, c’è bisogno di chiarezza su alcuni punti”. Ed ancora Andrea Marcucci che spinge sul profilo riformista del Pd: “La proposta di Zingaretti di fare un congresso entro il 2020 mi convince. L’importante è che sia una consultazione vera: di idee, di proposte ma anche di persone. L’altra avvertenza è che non venga messa in discussione la matrice riformista del partito, operazioni nostalgia non devono essere contemplate”.
Anche Beppe Sala interviene, tra i tanti, nel dibattito. Dice il sindaco di Milano: “Non è detto che tutte le anime che Nicola evoca siano disponibili ad entrare nel Pd per come lo vedono oggi, in una realtà diversa magari lo sarebbero. (…) Nessuna operazione di facciata, non credo che sia molto saggio chiedere alle Sardine di avere un ruolo nella futura sinistra relegandoli a un ruolo minoritario. C’è bisogno di avere coraggio, credo che se Nicola avrà questo coraggio farà una cosa buona e io a prescindere una mano la darò”.
Pure la minoranza di Base Riformista concorda con l’esigenza di un congresso. Mettendo qualche paletto: che si faccia dopo le regionali a giugno, che sia un congresso ‘vero’ con candidature e che si mantenga il profilo riformista del Pd. “Bene l’impegno per un nuovo congresso, che sia ovviamente un Congresso vero da tenersi dopo la conclusione a giugno della tornata di elezioni amministrative”, dice in una nota il portavoce Andrea Romano. “Base Riformista ci sarà, con la forza delle sue proposte e la determinazione di fare del Pd la casa di tutti i riformisti italiani: un partito dal profilo riformista che non si illuda di tornare ad un passato che non tornerà”.
Un accenno forse alla eventualità che il “partito nuovo” di Zingaretti potrebbe avere un profilo più spostato a sinistra, per così dire. Parlando con Repubblica, il segretario Pd non fa cenno ai fuoriusciti di Leu. Ma dagli ex-dem la proposta viene giudicata positiva. “Il segretario del Pd Zingaretti -commenta Federico Fornaro- indica la strada giusta, quella dell’unita’ e di una nuova sinistra alternativa alla cultura della destra sovranista e populista. Si apre quindi una fase nuova che deve vedere protagonisti tutti quelli che credono nella ricostruzione di una sinistra popolare”.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA