Il fenomeno
Parkour, volteggi, salti e scalate dei tracciatori etnei
Da qualche anno anche Catania ha il suo gruppo di appassionati di Parkour, la disciplina metropolitana che consiste nell’eseguire un percorso adattando il proprio corpo all'ambiente circostante. Marco Senna: «Non è uno sport ma di una filosofia di vita. È adatto a tutti ma per praticarlo è necessaria una preparazione mentale e psicologica»
Salti acrobatici che mozzano il fiato, capriole in aria, arrampicate su tetti e balconi, come se fossero la cose più naturali del mondo. Ormai un po’ tutti hanno sentito parlare del parkour, disciplina nata in Francia negli Anni ’90, la cui paternità è attribuita a David Belle e al suo collettivo Yamakasi e presto diffusasi nel resto del mondo.Seppur un po’ in ritardo rispetto alle altre metropoli europee, anche Catania è rimasta affascinata da questa disciplina il cui nome deriva da parcours du combattant (percorso del combattente). Il capoluogo etneo, dal 2010 in poi, si è riempito sempre più di giovani che, guardando filmati su Youtube, si sono appassionati e hanno cercato di emulare gli atleti mettendo in pratica in maniera amatoriale il Parkour in varie zone della città, chiamate in gergo “spot”.
Il monumento ai caduti del lungomare, il Giardino Bellini, il Monastero dei Benedettini, il parco Gioeni e il parco Falcone, con l’Etna che domina all’orizzonte, sono diventati ben presto luoghi di culto per i praticanti o tracciatori in italiano (da traceurs) locali.
Marco Senna
C’è chi di questa disciplina ne ha fatto un vero e proprio lavoro, come il catanese Marco Senna, 26 anni, che si è avvicinato al parkour circa sette anni fa proprio dopo averlo scoperto con un video su Youtube. Anni e anni di allenamento, conditi da tantissima tenacia e passione, lo hanno portato a conseguire importanti certificazioni internazionali e a ricoprire la figura di istruttore di tale disciplina e a organizzare vari workshop e corsi, ai quali sono iscritte decine di utenti di tutte le età. «Purtroppo – spiega – il parkour in Italia non è ancora riconosciuto come una disciplina sportiva, ciò che invece è avvenuto nel Regno Unito, dove ho ottenuto un certificato attualmente riconosciuto in tutto il mondo, l’Adapt, riconosciuta per qualità e provenienza dalla community internazionale».
Oggi Senna è il presidente della Parkour Family Catania, affiliata Uisp, l’unica associazione sportiva dilettantistica catanese che vanta tale qualifica, e tiene corsi in alcune palestre di Catania e dell’hinterland. Marco Senna nel suo lavoro di insegnamento della disciplina è affiancato dal cugino Mattia, e da Santi Lo Faro, Marco Giuffrida e Sergio Leonardi.«Il parkour – continua – non è uno sport estremo come si pensa. Il messaggio sbagliato viene purtroppo trasmesso dai media, soprattutto dai video su Youtube, dove si vedono traceurs saltare da un palazzo a un altro o praticare altri stunt estremi e soprattutto pericolosi per l’incolumità dei ragazzi che cercando di imitarli. Il parkour è innanzitutto una filosofia e per praticarlo è necessaria, in primis, una preparazione mentale e psicologica, e poi sfruttare il proprio corpo nella maniera più naturale possibile per destreggiarsi fra i vari ostacoli presenti lungo il percorso».
I partecipanti all’ultimo workshop organizzato dalla Parkour Family Catania e tenuto da Thomas Amledcoach degli Street movement di Copenaghen
La disciplina viene spesso confusa con altre come art du déplacement e free running con cui condivide alcuni principi, soprattutto dagli esordi. «All’inizio – spiega Senna – , negli anni ’90, sono nati come un’unica disciplina, ma successivamente c’è stata una divisione, soprattutto per quello che concerne l’aspetto filosofico. Parkour, art dù deplacement (arte dello spostamento) o frerunning sono pressoché uguali nel gesto tecnico ma ciò che li differenzia risiede nell’approccio mentale e filosofico alla pratica. La nostra disciplina è tantissime cose, un gioco, un’attività sportiva, una disciplina, un modo per conoscere meglio se stessi e gli altri, un’occasione per stare insieme e ritrovarsi in modo sano e costruttivo. Per questo noi della Parkour Family, in quanto tale cerchiamo di trasmettere ai nostri membri un approccio quanto piu equilibrato possibile per evitare inutili differenzazioni e separatismi che tendono solo a rovinare la parte piu importante di questa magnifica disciplina. Ossia il senso di gruppo e di “famiglia” che rende sempre unico ogni allenamento».
Senna ha partecipato a numerosissimi meeting in giro per l’italia e l’Europa, dove ha avuto occasione di confrontarsi con atleti provenienti da tutto il mondo.«La disciplina – spiega – è adatta a persone di tutte le età e permette di socializzare, scambiarsi idee, ma soprattutto, di vivere un’importante esperienza formativa che permette di crescere sotto tutti i punti di vista. Io oggi impartisco lezioni sia a bambini di otto anni sia ad adulti e c’è stata anche una famiglia al completo che si è tesserata. Attualmente i tesserati sono circa cinquanta».
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