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Papà catanese: «Ridatemi i miei figli

Papà catanese: «Ridatemi i miei figli La mia compagna cinese li ha portati via»

Dario Aiello, 35 anni, non vede i figli di 7 e 10 anni dal 2011

Di Redazione |

Si sono conosciuti a Roma dieci anni fa. Lui autista di bus turistici, lei guida per gruppi cinesi. Dario Aiello, catanese, 35 anni, e Liu Yan, di Shangai, 42, sembravano fatti l’uno per l’altra. nel 2005 il primo figlio e due anni dopo il secondo. Nel 2008 il trasferimento in Cina, a Shangai, dove la famiglia di lei gode di una notevole posizione in campo commerciale. Ma le cose cominciano ad andar male. Dario si occupa dei figli a tempo pieno perché la mamma non c’è mai e ottiene un lavoro all’interno del clan familiare della compagna. Ma non lo pagano “perché – racconta – lei mi diceva che in Cina non usa pagare i familiari che lavorano nell’azienda di famiglia”. Così Dario si trasferisce a Wenzhou dove trova un lavoro in un ristorante italiano e fino a quel momento riesce a gestire con la compagna l’affido condiviso dei bambini. Quando, però, nel 2011 gli scade il permesso di soggiorno turistico, l’ultimo, la famiglia della compagna non l’ha aiutato ed è stato costretto a rientrare in Italia. «Volevo portare i bambini con me, ma si è opposta: hanno la scuola per ora, poi si vedrà». Risultato, Dario dal 2011 non ha più visto i suoi figli. «Sono riuscito solo a sentirli poche volte telefonicamente. Lei risponde raramente al telefono privato, e quando lo fa usa i miei figli come “arma”, minacciandomi di non farmeli più vedere. Al momento, non ho idea di dove sia lei e soprattutto di dove siano i bambini. Vorrei solo poterli sentire liberamente, poterli vedere liberamente, sapere come stanno, cosa fanno e dove si trovano esattamente. Ciò che qualsiasi padre, lontano dai propri figli, vorrebbe». «Più volte mi sono messo in contatto con l’ambasciata italiana in Cina ottenendo risposte vaghe e il console mi ha consigliato di rivolgermi in forma privata ad un legale. La Cina, purtroppo, non aderisce al Trattato dell’Aia. Eppure si tratta di sequestro e sottrazione di minori, cittadini italiani. Ho provato con l’ambasciata cinese a Roma, idem. Ho scritto una lettera al Papa e ho bussato a tante porte. E ho presentato in polizia il mio stato di famiglia, in cui fino a poco tempo i miei figli risultavano ancora in Italia e sotto la mia tutela. Chi sta manipolando anche i documenti? Dove sono? E sono già duecento coloro che hanno sottoscritto il drammatico appello rivolto al presidente della repubblica Mattarella che Dario ha postato su www. change. org, la piattaforma internazionale di petizioni. Il titolo è semplicemente: «Ridatemi i miei figli».

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