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Pamela Villoresi, il teatro e il Covid: «Stagione eroica, siamo stremati ma sempre vivi»

Di Pamela Villoresi |

Il Teatro non è stato il mio amore – i miei amori sono i miei figli -, non è stato nemmeno la mia passione – le passioni sono state i miei amanti, soprattutto quello “azzurro” e cioè il mare, il TEATRO è stato semplicemente la mia vita. Questo silenzio imposto dai sipari chiusi è assordante, ma abbiamo imparato dai grandi – come Frida Kahlo, alla quale ho dedicato il mio ultimo spettacolo – la resilienza: riuscire a trasformare un’esperienza infelice in un’occasione. Come un lago ghiacciato, e dunque inaccessibile da fuori ma vivo sotto la crosta del ghiaccio, il Teatro Biondo, a sipario chiuso, ha optato per una resistenza attiva.

Tutte le nostre produzioni sono state messe in prova, abbiamo realizzato – in collaborazione con la Regione Siciliana – percorsi di ricerca e lavori teatrali per il web, che ci proponiamo di mandare in scena in estate, e ci siamo fatti “Teatro d’Ascolto”. La cittadinanza, i giovani in particolare, ha pagato con l’isolamento un prezzo altissimo. Le parole sono rimaste a rimbalzare tra le mura di stanze silenziose.

Abbiamo voluto dar voce a quelle parole. Così abbiamo chiesto alla gente e agli studenti delle medie superiori – attraverso i loro docenti – di scriverci: abbiamo raccolto antologie, suggestioni, sfoghi, speranze, e ci abbiamo lavorato sopra, anche con i nostri allievi. Gli scritti stanno diventando testi, letture che trasmettiamo sui social, saranno un recital quest’estate, un film e due performance con Irina Brook in settembre, e infine uno spettacolo nella prossima stagione. Il Teatro dev’essere punto di riferimento per il proprio territorio, catarsi, riflessione sui problemi della Polis.

Questa Stagione… “Eroica”, sarà una stagione … “liquida”: inizierà – appena ce lo permetteranno – con gli spettacoli che necessitano della sala chiusa, e proseguirà all’aperto fino ai primi di ottobre.

Sì, siamo un po’ stremati: smontiamo e rimontiamo le programmazioni come villaggi Lego, ma comunque lavoriamo, anche di più del normale, perciò non voglio lamentarmi. Inoltre sono in una città meravigliosa, vicino al mare (dove mi alleno quasi ogni giorno prima di andare in ufficio), incontro i nostri allievi, che sono pieni di entusiasmo, mi fermo a seguire le prove, c’è un bel rapporto con i dipendenti, e io voglio dare a tutti la forza di andare avanti, di non cedere allo sconforto, di favorire il lavoro creativo in tutte le maniere possibili.

Certo, abbiamo dovuto inventarci modi, metodi e strutture, siamo pionieri in diverse attività (la nostra Scuola è il primo corso di laurea italiano in “Recitazione e professioni della scena”); ma sono scommesse vinte grazie anche all’esperienza e alla dedizione del nostro presidente Giovanni Puglisi.

E cerchiamo naturalmente di progettare le prossime Stagioni: leggiamo testi, incontriamo artisti e le idee arrivano, e sono tante. Possiamo vantare il fatto che stiamo facendo tornare a “casa” tanti attori e registi che avevano dovuto emigrare per dimostrare la loro bravura e avere opportunità: l’85% dei nostri scritturati è siciliano. E uno dei nostri più ambiziosi progetti, “Squarci d’autore”, riguarda la grande produzione letteraria e teatrale siciliana del ’900: Danilo Dolci, Franco Scaldati, Gesualdo Bufalino, Leonardo Sciascia, Luigi Pirandello, Andrea Camilleri e altri. Ma avremo anche tanti testi di drammaturgia contemporanea, che ci parlano della nostra attualità e del nostro territorio, scritti, tra gli altri, da Giuliano Scarpinato, Rosario Palazzolo, Giulia Randazzo, Dada Morelli, Chicca Cosentino. Voglio che il Teatro affondi le radici nella nostra identità culturale attraverso le nostre risorse umane, per espanderci sempre più in alto con proposte internazionali molto ambiziose. Insomma: ci attrezziamo ad affrontare il futuro. Vorrei lasciare a questa terra – che se lo merita – un Teatro rinato, andrei in pensione con la gioia nel cuore. Speriamo di esser presto scongelati. FORZA VACCINO!

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