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Paesi uniti nella lotta al crimine Risoluzione Onu avvera sogno di Falcone
PALERMO – Sarà finalmente applicata in pieno la Convenzione Onu contro la criminalità organizzata sottoscritta a Palermo nel 2000 e nata dall’intuizione di Giovanni Falcone sull’importanza della cooperazione tra i Paesi nella lotta alle mafie. E’ stata, infatti, approvata all’unanimità, al termine della nona sessione della Conferenza sulla Convenzione delle Nazioni Unite contro la criminalità organizzata transnazionale tenutasi a Vienna, la risoluzione Onu che consentirà di controllare, tra l’altro, la legislazione in materia dei 189 Stati che 18 anni fa aderirono alla Convenzione.
Alla Convenzione Onu di Palermo aderirono, nel 2000, 189 su 193 Paesi. Negli anni al testo iniziale, che prevede strumenti comuni di contrasto al crimine organizzato, si sono aggiunti i Protocolli sulla lotta alla tratta di esseri umani, sul traffico illegale di migranti, sulla fabbricazione e sul traffico illeciti di armi da fuoco. Il meccanismo di revisione della Convenzione, votato oggi all’unanimità a Vienna, consente di superare gli ostacoli che finora hanno impedito una piena attuazione di quello che è il primo strumento comune agli Stati nel contrasto a fenomeni criminali sempre più globali attraverso un controllo sulle legislazioni degli Stati, sull’organizzazione giudiziaria, sulle attività di repressione e prevenzione e sulle tecniche investigative.
La risoluzione approvata ha avuto la cosponsorizzazione, tra gli altri, dell’Ue, degli Usa, della Cina, del Giappone e della Russia. La Convenzione di Palermo muove dall’intenzione di “avvicinare» le legislazioni nazionali nella lotta al crimine organizzato, sia sotto il profilo norme incriminatrici, sia sotto quello della prevenzione e mira a migliorare i meccanismi di cooperazione giudiziaria tra gli Stati. Il nucleo centrale della Convenzione è costituito dalla nozione di reato transnazionale commesso da organizzazioni criminali «stabili». La Convenzione impone agli Stati-parte la previsione di alcuni reati come l’associazione criminale, il riciclaggio, la corruzione, l’intralcio alla giustizia, a cui si sono aggiunti, per effetto dei tre Protocolli, la tratta di esseri umani, il traffico di migranti e i reati legati alla fabbricazione e al traffico illegali di armi da fuoco. Ai lavori di Vienna hanno partecipato 800 esperti e rappresentanti di diversi Stati. Per l’Italia all’apertura dei lavori c’era una delegazione composta dal ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, dal procuratore nazionale Federico Cafiero De Raho, da Maria Falcone, presidente della Fondazione che porta il nome del giudice ucciso a Capaci, dall’ambasciatrice e dal consigliere giuridico presso la rappresentanza permanente alle Organizzazioni Internazionali a Vienna Maria Assunta Accili Sabbatini e Antonio Balsamo.
«Oggi si realizza il sogno di Giovanni di una piena cooperazione tra gli Stati nella lotta alla criminalità organizzata. Davanti a mafie globali che operano ben oltre i confini nazionali, dare piena attuazione e migliorare la Convenzione di Palermo del 2000 era fondamentale». Così Maria Falcone, sorella del magistrato ucciso a Capaci e presidente della Fondazione che del giudice porta il nome, ha commentato l’approvazione, a Vienna, della Risoluzione Onu che consente la revisione della Convenzione di Palermo e un effettivo controllo sulla politica degli Stati contro le mafie, i traffici di esseri umani e di armi. «Giovanni aveva intuito quanto fosse importante un’azione comune a tutti i Paesi contro la criminalità organizzata – ha aggiunto – già negli anni ’80, quando, da pioniere, avviò la sua collaborazione con gli investigatori americani nell’inchiesta Pizza Connection. Il risultato raggiunto oggi è la realizzazione di una sua lungimirante visione».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA