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Ornella Laneri: «Io, usata e buttata Cambio di statuto? No, addio e grazie»

Di Mario Barresi |

Catania  – Ornella Laneri, chi è stato a volerla come amministratore delegato della Sac? «Chi mi ha voluta, mi ha sparato alle spalle. Chi mi ha spinta, mi ha buttata».

Parla di Rosario Crocetta?

«Non so se sia stato lui. Mentirei se dicessi che sono sicura. Ho delle altre ipotesi. Che tengo per me».

Però il punto è che lei non ha i requisiti per fare l’ad di Sac.

«Io non ho i requisiti che vogliono, ma ho dimostrato di avere competenze, capacità e relazioni. C’erano gli strumenti per superare l’ostacolo».

Quali strumenti?

«Crocetta ha parlato di modifica dello statuto. Il socio può convocare in qualsiasi momento un’assemblea. C’era un mese e mezzo per farlo».

Ma non l’ha fatto

«Un mio amico mi ha detto: sei stata sfortunata, ad agosto la politica va in vacanza. Magari è per questo che Crocetta non mi rispondeva più. Ma mi sono fatta un’idea precisa: io forse non dovevo diventare ad di Sac. Io dovevo essere uno strumento di destabilizzazione di alcuni equilibri».

Ornella Laneri utile idiota?

«Mi verrebbe un’altra parola. Ma non la dico. Sono quasi certa che mi avevano sottovalutata. “Questa sta un paio di mesi. Poi, magari, la cacciamo”. Dovevo essere una palla pazza. Che s’è rivelata capace. Creando problemi».

Piano degno di un genio del male.

«Io non credo più nel bene. Questa esperienza mi ha aperto il portale della consapevolezza. Qui non c’è “Promiseland”. Non quando c’è di mezzo la politica».

La stessa politica che l’ha nominata. Chi l’ha delusa di più?

«Non sono delusa. Il mio è disgusto. Che supera la voglia di rivalsa. Disgusto per quello che è stato fatto a una persona perbene, a un’imprenditrice seria, capace e competente».

Pentita?

«Di nulla. Né di aver accettato, né di essere stata usata. L’aeroporto è l’hub della crescita della nostra terra, ma ora abbiamo creato dubbi sulla credibilità. Vogliamo potenziarlo, venderlo, svenderlo? Ho inviato una mail a Montezemolo per dirgli: “Luca, non sono più in Sac, il 22 verrà il presidente all’incontro col tuo ad per Abu Dhabi”».

Enac, però, le ha bocciato il piano di investimenti…

«In effetti “Mr. Riggio”, come lo chiamo con affetto, è una spada di Damocle. Il rapporto con Enac, dal punto di vista tecnico, è stato eccezionale. Quel piano non era mio. Ma non potevo non presentarlo. Ho delle e-mail che dimostrano come gli uffici Enac avessero approvato il mio operato. All’improvviso, guarda caso sotto data, ricevo una lettera col no. Ho alzato il telefono e a quella persona ho chiesto: vuole che faccia i bagagli? La mia testa su un piatto può salvare l’azienda?».

Risposta?

«Signora, il suo lavoro è indiscutibile. Però…».

Però?

«Però…!».

Quanto ha pesato l’inchiesta della Procura sulle nomine Sac?

«Ha pesato. Da morire».

Dicono che abbia pianto, dopo il no del collegio dei sindaci.

«Sì, è vero. E ne sono fiera. L’indomani sono tornata dai miei ragazzi e ho chiesto scusa. Loro mi hanno risposto: “Lei ha solo dimostrato di essere una persona pulita”. Mi chiamano ancora “comandante”, io ero il loro “Tad”, Temporary ad. Ci sono persone meravigliose, in Sac».

Crocetta l’ha mollata?

«L’ho cercato per tutta l’estate, senza risposta. Finalmente l’ho incontrato e gli ho espresso la preoccupazione di essere stata dimenticata da lui. Sembrava attento e disponibile…».

Ora Crocetta vuole ascoltare le categorie produttive.

«Mi viene da ridere. Sono stata io, dopo un colloquio positivo con Agen, a farlo incontrare con Crocetta».

Aspetti: colpo di scena. Davvero?

«Sì. Crocetta ha saputo del mio colloquio con Agen e mi ha chiesto di vederlo. Si sono incontrati la domenica sera di Renzi a Catania. Nel mio ufficio in Sac, con le porte aperte da me con le mie chiavi! Complimenti, baci, meraviglia delle meraviglie… E poi leggo di dialogo con le categorie. E divento pazza!».

A proposito di categorie. Dicevano che lei fosse molto gradita a Confindustria.

«Le racconto una cosa. Io, per dimostrare i requisiti, ho chiesto a Confindustria Sicilia un semplice certificato che attestasse la mia presidenza della sezione Turismo, il ruolo nell’Ente bilaterale e nel direttivo, dal 2012 al 2016. Quel certificato lo sto ancora aspettando…».

Il delitto perfetto, insomma.

«Sono stata un agnello sacrificale. Avevo detto no in tutte le lingue, anche per rispetto del rapporto personale che avevo con Nico Torrisi. Ho accettato solo davanti a garanzie che lui non sarebbe stato mai nominato. Io sono stata usata. U-sa-ta. Il Gattopardo è un alibi. Il Gattopardo non è come siamo, è come giustifichiamo di essere noi siciliani».

Ma se cambiassero lo statuto?

«Non sono più interessata. Ho finito, sono a casa. Se cambieranno lo statuto, lo faranno per altri. Ornella Laneri non c’è più. Non ho bisogno di un’altra chance. Sono stata io, una chance per il territorio».

Il che, detto così, sembra presuntuosetto…

«Ciò che ho fatto io in un mese e mezzo, c’è gente che non l’avrebbe fatto in un anno. Sì, sono presuntuosa!».

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