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Ora il rock è la manna: l’Ypsigrock riempie le Madonie di giovani e band straordinarie
Castelbuono. Da diciannove anni è uno degli appuntamenti fissi nel variabile e improvvisato cartellone estivo di spettacoli in Sicilia. Tanti festival nazionali e siciliani sono spuntati come funghi in quest’arco di tempo, ma nessuno è riuscito ad attecchire. Nel 2015 è stato premiato come miglior festival d’Italia e ormai è entrato nelle guide internazionali del turismo giovanile. È l’Ypsigrock Festival che quest’anno festeggia i suoi primi vent’anni, ripetendo il miracolo al quale si assiste ogni anno nei primi giorni di agosto: da domani sino a domenica 7, Castelbuono, paesino arroccato sul versante tirrenico delle Madonie, si trasformerà in una Woodstock siciliana. Quattro giorni di musica, amore e pace dentro il castello normanno del centro madonita famoso per gli asini-spazzini e rinomato per la dolce manna “terrena” che cola dalla corteccia dei frassini e va a finire nei dolciumi.
Soltanto con il richiamo del tam tam, centinaia di giovani da tutta l’Isola (e non solo) armati di zainetto, sacco a pelo e tenda si stanno già muovendo per inerpicarsi tra curve e tornanti attraverso il Parco delle Madonie e raggiungere Castelbuono. «Il paese, quando abbiamo portato il Festival, agli inizi ci ha guardati con odio, infrangevamo la tranquillità. Ora si è instaurato un rapporto catulliano», ricorda Gianfranco Raimondo, uno dei fondatori e direttori artistici insieme con Vincenzo Barreca, dell’Ypsigrock.
Il Festival è nato vent’anni fa «casualmente dall’incontro di due persone che avevano gli stessi gusti e che casualmente risiedevano nello stesso paese – racconta Vincenzo Barreca – Quando io avevo 19 anni e Gianfranco 20, viaggiavamo per l’Italia per andare a seguire concerti e festival. A un certo punto ci siamo detti: “Perché non farli qui?”. Vedevamo che queste manifestazioni muovevano l’economia del posto in cui si svolgevano, allora perché non applicare questa formula anche qui. Inoltre i luoghi si sposano bene, piazza Castello è una sorta di anfiteatro naturale».
Un successo nato e cresciuto in sordina. Basato su internet e sms, senza sponsor né battage pubblicitario. «Abbiamo cominciato con gli italiani, poi ci siamo allargati all’estero con band alternative poco conosciute, nel 2011 la prima grossa produzione con i Mogway per dare un rilievo ancor più internazionale alla rassegna, un segnale di crescita, conseguenza della sempre più crescente risposta del pubblico».
Un festival autoprodotto, «creato con mezzi propri – sottolinea Vincenzo Barreca – soltanto il 15% delle spese è coperto da fondi pubblici». Gli introiti arrivano prettamente dalla vendita dei biglietti, dal merchandising (t-shirt e poster) e, soprattutto, dal campeggio. Insomma stile britannico – commenta Raimondi – «non vogliamo pesare sulle casse pubbliche e l’indipendenza da finanziamenti ci consente di programmare sin da dicembre seguendo soltanto i nostri gusti personali».
L’iniziativa nata dall’incontro di due appassionati di «rock’n’roll, non rock» – tengono a precisare – è diventata così un’attività imprenditoriale per due liberi professionisti. «Fino a otto anni fa ci rimettevamo di nostro, adesso siamo rientrati nei limiti grazie anche alla partecipazione del paese, alla collaborazione gratuita di tanti artigiani locali. In questo modo riusciamo ad abbattere i costi e a valorizzare le nostre realtà artigianali».
Anche perché, nel frattempo, il rock è diventato la nuova manna per Castelbuono. «Il festival è oro per ristoratori e albergatori, oggi arrivano non solo da tutta la Sicilia, ma anche dalla penisola e dall’estero».
Per festeggiare il ventennale, Barreca e Raimondo hanno approntato quest’anno un cartellone zeppo di esclusive e di chicche per appassionati (veri) di rock. S’inizia domani con un mix tra garage band e grunge, rock britannico e americano. Da oltre Manica arrivano i Vaccines, la band rivelazione di Wreckin’ bar (2011), per presentare English Graffiti e inseguire l’obiettivo «di trasformare i Vaccines in una band dal successo mondiale come U2 e Coldplay», come sogna Justin Young, leader del gruppo. Da Seattle giungono invece i Mudhoney di Mark Arm, superstiti della prima generazione grunge. Nella stessa sera Georgia, Oscar, The Vryll Society, Birthh, Torakiki e Il Cielo di Bagdad.
Sabato a riempire la piazza e la scalinata del Baglio di Castelnuovo saranno l’elettronica dei canadesi Crystal Castles della cantante Alice Glass e il minimalismo del duo techno Kiasmos proveniente dalle fredde terre d’Islanda. Luh, Loyle Carner, Federico Albanese, Niagara, Capibara e Yombe completano il programma.
Ad infiammare il pubblico del Castello dei Ventimiglia domenica saranno l’evocativo trio londinese Daughter, guidato dalla suadente voce della cantante Elena Tonra, le pasionarie post-punk Savages, band interamente femminile capitanata dalla voce androgina di Jehnny Beth e dalla chitarra corrosiva di Gemma Thompson, l’“erosion rock” dei leggendari Giant Sand che, proprio all’Ypsigrock, terranno il loro ultimo concerto italiano «per poi scioglierci dopo trent’anni di carriera», annuncia il leader Howe Gelb. E non è finita qui. Per la prima volta nel nostro Paese si potranno ascoltare i Minor Victories, supergruppo formato da Stuart Braithwaite (Mogwai), Rachel Goswell (Slowdive), Justin Lockey (Editors) e da suo fratello James. E ancora lo straordinario Willis Earl Beal, bluesman viscerale e insolente che mescola hip-hop e Bob Dylan. A dare il via alla seratona finale: Lim e Daniele Sciolla.
Il castello dei Ventimiglia, voluto nel 1317 dal conte Francesco I Ventimiglia. L’edificio attuale è il risultato di numerosi rifacimenti, che rendono difficile la ricostruzione del suo originario aspetto. A semplice pianta quadrangolare, mostra all’esterno un misto di stili che in quel periodo influenzavano tutta l’architettura siciliana. Il volume a cubo richiama lo stile arabo; le torri angolari quadrate riecheggiano quello normanno; la torre rotonda si rifà invece alle costruzioni militari sveve. Nel terremoto degli inizi del XIX secolo scomparvero i merli, della forma ghibellina, a coda di rondine, ed inoltre mura di cinta, torri ed archi, oggi andati in rovina. Alcune strutture difensive del XIII secolo e alcuni ambienti del XIV secolo sono invece rimasti intatti. Adesso è sede del Museo civico.
la rassegna
venerdì
Vaccines
Mudhoney, Oscar,
The Vryll Society,
Birthh, Torakiki,
Il Cielo di Bagdad
sabato
Crystal Castles,
Kiasmos,
Luh, Loyle Carner,
Federico Albanese,
Niagara,
Capibara
e Yombe;
domenica
Daughter,
Savages,
Giant Sand,
Minor Victories,
Willis Earl Beal, Lim e Daniele Sciolla
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