Noto (Siracusa) – «CCette ville a une histoire incroyable, elle a montré que la renaissance, en Sicile c’est possible». Usa il francese, sua lingua madre, monsieur Jean Louis Remilleux, magnate d’oltralpe, per rimarcare la sua idea sul futuro della nostra isola e della “sua” Noto, città dove ha comprato, restaurato ed aperto ai visitatori, un palazzo nobiliare in pieno centro storico. Città di cui è diventato cittadino onorario lo scorso anno e dove ha trascorso la quarantena durante i mesi di lockdown. Palazzo Di Lorenzo del Castelluccio, in via Cavour, riapre al pubblico: è un segnale di ripartenza da lanciare a tutta la Sicilia e, un po’ come l’Infiorata 2020 organizzata ugualmente seppure senza visitatori, arriva da Noto.
Ci accoglie nel salone della musica, ha con sé un libro di architettura, adagiato su un divano di fine XVIII secolo. Ci tiene a precisare che tutti i mobili del palazzo sono quelli originali di quel periodo e che è proprio da questo forte legame tra storia, origini e tradizioni che la Sicilia deve trovare la forza di ripartire. «Io penso – dice – che sia proprio la storia di questa città, distrutta dal terremoto e poi rinata, a dirci che la rinascita sia possibile. Anche questa volta. Le risorse, così a Noto così come in Sicilia, non mancano. È la capacità di ricostruire che diventa speranza di togliere incertezza al futuro».
Il messaggio lanciato da monsieur Remilleux riguarda in buona sostanza anche la questione turismo. La nostra Isola vive di turismo e per il turismo: le norme anti Covid19 vanno rispettate e tocca agli operatori trovare le soluzioni giuste. A Palazzo Di Lorenzo del Castelluccio le visite proseguiranno a numero chiuso, con le prenotazioni. C’è però un problema: bisogna fare i conti con quanti visitatori si muoveranno e soprattutto all’inizio il turista sarà locale. Questo, però, non preoccupa monsieur Remilleux. Va detto, però, che la gestione del Palazzo non è sua: lui ci vive, nei periodi in cui non si trova in Borgogna, e ad occuparsene è una fondazione, la Fondazione Gran Tour. Il suo, dunque, è un discorso più emotivo, che allarga a tutta l’Isola e rivolge ai Siciliani affinché capiscano l’importanza di scoprire l’essenza della loro terra. E qui cita l’esempio del “suo” Palazzo.
<>. Ed effettivamente è così. A fine intervista ci accompagna nelle cucine, al piano terra dello splendido Palazzo. Il tempo si è fermato: pentole e coperchi, niente sportelli ma tende a chiudere i vani dove vengono riposte le stoviglie. E c’è anche un ascensore con la carrucola per “spedire” i piatti al piano di sopra. Deve ripartire da questo, dunque, la Sicilia. E monsieur Remilleux ne è certo. E deve sbrigarsi: il cellulare squilla, sono amici francesi che non vedono l’ora di visitare l’Isola ma mancano i voli.