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Non si placa il terremoto sul Csm, altri due togati si autosospendono. E ora c’è aria di crisi pure nell’Anm
ROMA – Un terremoto senza fine. E’ quello che sembra aver investito la magistratura e in particolare il suo organo di autogoverno, sull’onda dell’inchiesta di Perugia a carico dell’ex presidente dell’Anm Luca Palamara accusato di corruzione; gettando un’ombra sulle nomine del Csm e in particolare su quella del procuratore di Roma, di cui Palamara parlava in un incontro con i deputati del Pd Cosimo Ferri e Luca Lotti (indagato dalla procura della Capitale per l’inchiesta Consip) cui avrebbero partecipato anche alcuni consiglieri.
All’indomani dell’arrivo a Palazzo dei marescialli delle carte della procura di Perugia altri due consiglieri togati si sono autosospesi: si tratta del presidente della Commissione per gli incarichi direttivi Gianluigi Morlini di Unicost e di Paolo Criscuoli di Magistratura Indipendente. Morlini lega la sua scelta a un incontro casuale e non previsto con Lotti e, rivendicando come il collega la propria correttezza, parla di «gesto di responsabilità» per «evitare di danneggiare il Csm». Le stesse ragioni del passo indietro di Criscuoli (che però denuncia un «clima da caccia alle streghe») e che arriva poche ore dopo quello di altri due consiglieri di Magistratura Indipendente, Antonio Lepre e Corrado Cartoni.
Uno tsunami che sembra segnare l’ora più buia per il Csm e di cui nessuno nasconde i rischi. A partire dal vice presidente David Ermini che in un plenum straordinario, parla di «ferita profonda» e «dolorosa» e avverte quanto sia grave la posta in gioco: «Siamo di fronte a un passaggio delicato: o sapremo riscattare con i fatti il discredito che si è abbattuto su di noi o saremo perduti». «Giochi di potere e traffici venali» non devono più «macchiare l’operato del Csm», basta «degenerazioni correntizie». Il Csm «è e deve essere la nostra sola casacca. Altre non ne abbiamo», dice Ermini invitando ogni componente a svolgere il suo ruolo «tenendo conto dell’autorevole consiglio e dell’esempio animatore che provengono dal capo dello Stato». Il che si traduce in nomine fatte «con la rigorosa osservanza del criterio cronologico», con «opportuni approfondimenti istruttori» e «motivazioni adeguate», accertando le «competenze tecniche dei candidati». Un messaggio concordato con Sergio Mattarella e che i consiglieri, laici e togati, sottoscrivono.
E’ comune la loro presa di distanza da comportamenti, anche se non fossero penalmente rilevanti, che gettano «discredito» sulla magistratura e sul Csm. E la volontà di riaffermare con i fatti l’autorevolezza del Consiglio superiore. «La delicatezza della situazione impone di eliminare ogni ombra sull’istituzione di cui siamo componenti», affermano in un documento comune approvato all’unanimità. E la strada per uscire da quello che Piercamillo Davigo definisce «il giorno più cupo» per il Csm e che Giuseppe Cascini paragona per gravità allo scandalo della P2, è una sola: «un serio, profondo, radicale percorso di revisione critica e autocritica, di riforma e autoriforma dell’autogoverno».
Intanto va avanti l’inchiesta della procura di Perugia. Luigi Spina, l’unico dei consiglieri del Csm indagato, davanti ai pm umbri si è avvalso della facoltà di non rispondere, mentre Palamara depositerà nei prossimi giorni una memoria difensiva per attestare che non c’è «nulla di penalmente rilevante» nelle accuse che gli vengono rivolte. Mentre oggi il dibattito previsto all’Associazione nazionale magistrati potrebbe anche portare alla crisi della giunta.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA