Naufragio, racconto dell’orrore dei superstiti
Naufragio, racconto dell’orrore dei superstiti «Tanti uccisi a bastonate prima del viaggio»
Inchiesta Procura / I SOPRAVVISSUTI / FUNERALI A MALTA
Dall’inchiesta sul naufragio in Libia emergono atti di «inumana violenza», come quello di un ragazzo ucciso su un gommone mentre raggiungeva – insieme ad altri – il peschereccio poi affondato perché si era alzato senza permesso. Il suo cadavere sarebbe stato poi buttato in mare. Lo si apprende dalla Procura di Catania che indaga con la polizia di Stato. Dalle carte dell’inchiedta emerge anche come diversi migranti stipati in una fattoria in attesa di imbarcarsi sul peschereccio che ha poi fatto naufragio al largo della Libia sarebbero stati «picchiati selvaggiamente con dei bastoni» perché «non obbedivano agli ordini» dei trafficanti. «Le bastonature avrebbero provocato alcuni decessi, altri sarebbero morti di stenti».
L’ELENCO DEI SOPRAVVISSUTI/ THE SURVIVORS
LE CAUSE DEL NAUFRAGIO. Il naufragio del barcone carico di migranti al largo della Libia è stato causato da «errate manovre del comandante del peschereccio e al sovraffollamento dell’imbarcazione, caricata fino all’inverosimile». È la dinamica dell’accaduto secondo «concordanti dichiarazioni dei sopravvissuti» agli atti dell’inchiesta aperta dalla Procura di Catania, che sono stati sentiti da guardia costiera, polizia di stato, Sco di Roma e Squadra Mobile etnea. Molte dichiarazioni confermano anche «l’immediata e proficua attività di soccorso da parte del mercantile portoghese che, dopo aver prontamente aderito all’ordine di prestare soccorso, si è profuso per molte ore nel soccorso e nella ricerca dei naufraghi». I migranti, ricostruisce la Procura di Catania, «furono inizialmente concentrati in una fattoria nei pressi di Tripoli». Secondo una prima stima erano complessivamente tra i mille e i milleduecento. Sono stati poi portati con furgoni fino alla costa e qui trasbordati a mezzo di un gommone di grosse dimensioni sul peschereccio. Essi provenivano da diversi Paesi e hanno pagato somme molto diverse per il viaggio, che prevedeva l’Italia come destinazione del percorso per mare. Le somme pagate sono in alcuni casi molto basse (tra i mille ed i 1500 dinari libici) ma in altri casi raggiungono anche i 7.000 dollari. La Procura sta cercando di capire il perché di queste differenze.
FUNERALI A MALTA DI 24 VITTIME
A BORDO ALMENO 750. «Dal complesso delle dichiarazioni può affermarsi ragionevolmente che sul peschereccio» che ha fatto naufragio al largo della Libia «vi fossero oltre 750 persone». E secondo la Procura di Catania emerge anche la «presenza poco prima della partenza di personale libico, indicato come “poliziotti”» che avrebbero ricevuto dei soldi. «Il riconoscimento di entrambi gli indagati è effettuato dalla maggior parte dei testi e quasi tutti riferiscono che il “comandante” era anche il conducente». «Molti dicono che faceva eseguire gli ordini del comandante, che faceva uso di un telefono satellitare per mantenere i rapporti con l’organizzazione libica, almeno in un paio di circostanze tra cui una nella fase di avvistamento del mercantile portoghese». Sul capovolgimento del peschereccio libico «molti riferiscono di tre urti causati dalle manovre del comandante tunisino che avrebbero provocato forti oscillazioni». La Marina Militare effettuerà al più presto una ricognizione del relitto per trarne una documentazione fotografica e video, al fine di consentire di raccogliere elementi di prova e di valutare la necessità e la fattibilità di eventuali ulteriori operazioni.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA