Ibrahim ha negli occhi la rabbia dolce dei vent’anni. È eritreo ed è fra i 18 migranti arrivati la scorsa notte al Cara di Mineo. Sono i miracolati. Gli scampati alla più grande strage del Mediterraneo a memoria d’uomo. E ne sono consapevoli: «Qualcuno ha voluto che non morissimo, adesso siamo condannati a vivere». Confermano le violenze subite prima e durante il viaggio. E raccontano di quei minuti interminabili, al bivio fra la vita e la morte.