Musei, in arrivo direttori-manager «In Sicilia rivoluzione alla Franceschini»

Di Isabella Di Bartolo / 18 Gennaio 2015

SIRACUSA – Non solo la piscina dell’ex assessore Sgarlata e non solo Siracusa nel mirino della Regione. Il dipartimento dei Beni culturali tiene accesi i riflettori su Soprintendenze, Parchi archeologici e musei dell’Isola per evitare errori del passato e svecchiare una macchina burocratica uguale a se stessa oramai da più di trent’anni. Ne è convinto Rino Giglione, direttore generale dei Beni culturali della Regione siciliana, protagonista delle polemiche degli ultimi mesi legate a rotazioni contestate e scelte delicate come quella di chiudere i musei nei giorni di Natale e Capodanno per risparmiare risorse e imitare le grandi strutture di tutta Europa.
 
«Ritengo che il sistema dei Beni culturali in Sicilia sia ingessato – dice l’ingegnere Giglione – e che atti come le rotazioni all’interno di Soprintendenze e Parchi non possono che far bene alla gestione pubblica. E anche se illustri personalità della cultura come Salvatore Settis hanno dichiarato come sia opportuno mettere archeologi alle guide delle Soprintendenze, ciò a mio avviso non risponde a criteri di praticità ed effettività funzionalità degli enti alla luce dell’assetto regionale attuale. È sotto gli occhi di tutti che le riforme finora attuate non hanno prodotto risultati positivi: occorre una riforma strutturale seria che preveda lo snellimento burocratico e amministrativo e utilizzi al meglio le risorse a disposizione della Regione».

Giglione non ha dubbi: un archeologo può reggere le redini di un Parco ma non è detto che possa essere un soprintendente adatto.
«Oggi la guida di un organismo qual è la Soprintendenza siciliana – dice – richiede una figura con competenze variegate che non si limitano solo all’archeologia ma anche al paesaggio. E poi occorre anche una grande dimestichezza con procedure burocratiche et similia».
 
Il direttore generale dei Beni culturali si sofferma sul suo dipartimento evidenziandone carenze legate ad aspetti organizzativi ma non soltanto. «Siamo sempre nell’occhio del ciclone in negativo – dice – e invece mai vengono fuori le tante cose positive che facciamo per il patrimonio siciliano. È chiaro che vi è qualcosa che non funziona anche dal punto di vista della comunicazione e che esiste una chiara difficoltà organizzativa».
 
E allora come rivoluzionerà gli uffici regionali dei Beni culturali?
«Guardando quanto sta facendo il ministro Franceschini. È interessante l’idea del bando per i 20 direttori dei grandi musei, un ragionamento che potrebbe essere condivisibile in Sicilia. Un direttore-manager è la figura adatta, a mio avviso, non solo per tutelare e curare anche dal punto di vista culturale i musei ma soprattutto per renderli più vivi: un museo non può essere solo un luogo di vetrine e quadri da ammirare se vogliamo che la cultura dia frutti anche dal punto di vista economico. Serve maggiore vitalità, eventi, idee: deve diventare proprio un centro culturale. Senza dimenticare che un museo, come una Soprintendenza o un Parco, ha tante incombenze di carattere burocratico. Dunque occorrono figure diverse alla loro guida, più manageriali. Occorre perseguire l’autonomia economico-finanziaria dei siti e musei più importanti, in questo la Sicilia ha precorso i tempi e già nel 2000 ha varato la legge 20 che istituiva l’Ente Parco Valle dei Templi – il cui modello funziona benissimo – e altri Parchi archeologici».
 
Lei è stato al centro della polemica mediatica sul caso della Soprintendenza di Siracusa. Ha sospeso Beatrice Basile e imposto la rotazione di tre funzionari, poi riducendola a uno soltanto. Cosa accade negli uffici di Ortigia?
«La dottoressa Basile è stata da me sospesa per ragioni legate ad una ispezione che ha palesato alcune pesanti irregolarità. Il Tribunale del lavoro ha ordinato il suo reintegro per vizi dell’atto amministrativo di sospensione e quindi ho ottemperato immediatamente. L’ordinanza del giudice era del 24 dicembre, è stata depositata il 29 e a me è arrivata giorno 10 gennaio. Il 12 sarebbero scaduti i termini per un eventuale reclamo dunque non avrei potuto agire in tale direzione per ragioni di tempo, tuttavia avrei comunque dato seguito all’ordinanza e da giovedì infatti la dottoressa Basile è tornata alla guida della Soprintendenza. Dal punto di vista dell’atto, dunque, nessun ostacolo. Ma dal punto di vista sostanziale la partita non è chiusa: le irregolarità relative alla famosa piscina sono il minus. Siracusa è un caso su cui mi voglio soffermare e il caos mediatico creato ad arte sulla vicenda della piscina dell’ex assessore Sgarlata va chiarito: in questa area vi sono 3 vincoli (legge Galasso, Piano paesaggistico e art. 15 della legge 78 del 1976). La circolare 58 dell’assessorato all’Ambiente è poi tassativa e di recente, nel 2013, vi sono state sentenze chiarissime del Tribunale di giustizia amministrativa che affermano come rappresenti un vulnus per l’incolumità del paesaggio realizzare strutture fuori terra. Che la piscina fosse un prefabbricato non significa che una “piscinetta”: è infatti di 15.60 metri per 6 con una grande vasca idromassaggio e un totale di paiolato e piscina di 346 mq. Non è dunque una piccola piscina in un’area senza vincoli, ma esattamente il contrario. E mi stranizza che gli ambientalisti difendano questa situazione. Quindi dietro questa difesa ci deve essere altro che non spetta a me chiarire. Le contestazioni sulla Soprintendenza aretusea sono state tante, altri organi dovranno confrontarsi e l’autorità giudiziaria farà ciò che riterrà opportuno fare. Personalmente, ho constatato con documenti alla mano la situazione degratata di tutta la provincia di Siracusa che mi appare particolarmente colpita dal punto di vista del paesaggio come del resto è sotto gli occhi di tutti. La documentazione è nelle mani delle autorità giudiziarie e agli atti del dipartimento. Tra questi vi sono nullaosta paesaggistici per la realizzazione di nuove costruzioni rilasciati in Comuni limitrofi a Siracusa e precisamente in zone a vincolo di “tutela 3”, ove non sono consentite nuove edificazioni, su questi atti sono in corso procedimenti disciplinari e giudiziari».
 
In merito alle rotazioni Giglione ribadisce che si tratta di decisioni dettate dalla legge.
«E dal buonsenso – dice – perché in una pubblica amministrazione non è corretto restare seduti sulla stessa poltrona troppo tempo, si rischiano incrostazioni. Anche in questo caso Siracusa mi ha spinto a intervenire per la difesa eccessiva, a mio avviso, di alcuni ruoli. Ad Agrigento, ad esempio, sono stati fatti ruotare 10 funzionari su 10 e nessuno ha protestato».
 
Le prossime tappe della rivoluzione di Giglione saranno volte a rendere più dinamici gli uffici del dipartimento regionale con un’organizzazione snella e, quindi, a rivedere il Testo unico dei Beni culturali. Poi vi è la questione dei custodi che sarà affrontata con i sindacati per evitare di dover chiudere nei giorni festivi per carenza di personale e ancora la revisione dei contratti regionali.
 
Il dipartimento dei Beni culturali ha il 25% dei dipendenti dell’intera Regione siciliana. Eppure mancano risorse e programmazione e vi sono casi emblematici di “strana” gestione come il Teatro antico di Taormina che incassa 4 milioni di euro all’anno e non ha soldi per la manutenzione ordinaria.
«È vero ma è anche vero che la grande mole di patrimonio impone un numero elevato di risorse umane.
Il Governo intende rivedere l’aspetto economico dei contratti ma io auspico che si riveda già quello giuridico. Su Taormina e gli altri monumenti siciliani, occorre applicare la legge 20 del 2000 e dare autonomia gestionale ai Parchi come è accaduto in maniera fruttuosa per Agrigento. La legge va anche riveduta e corretta poiché occorrono pochi parchi ma funzionali: Neapolis, Segesta, Selinunte, Agrigento e poi gli altri siti, come Taormina, gestiti dalle Soprintendenze ma con una struttura amministrativa diversa e una maggiore autonomia di gestione ed economica».
 
Quale posizione ha assunto il presidente Crocetta su tutto questo e cosa ne pensa?
«È stato correttissimo e mi ha lasciato e mi lascia fare il mio lavoro incoraggiandomi a perseguire l’assoluta legalità negli interessi, quelli veri e genuini, dell’ambiente, del paesaggio, dei Beni Culturali e dei Siciliani. Quale sia il suo giudizio sul mio operato dovete chiederlo a lui e non a me».

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Redazione
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