Muretti con tecnica “a secco” candidati all’Unesco

Di redazione / 23 Aprile 2017

ROMA – Sono un simbolo ancestrale dell’architettura rurale nell’area mediterranea, e al contempo, nei paesaggi più montani, delineano i terrazzamenti di quella viticoltura eroica ancora oggi portata avanti nei pendii della Cinque Terre, sull’Etna, in Costiera Amalfitana e persino in Svizzera. Uno strumento di prevenzione e contenimento delle frane. I muretti a secco, da quest’anno, hanno ritrovato nuova considerazione a livello internazionale. A promuovere la candidatura all’Unesco della «Tecnica dei muretti a secco» in agricoltura è stata Cipro che sembra avere buone chance di convincere la commissione a Parigi, insieme a Grecia, Italia, Spagna, Francia e Svizzera, che hanno aderito alla candidatura.


Inoltre, nel mondo del vino la presenza e mantenimento d’uso di muretti a secco costituisce un indice di buona pratica agricola nelle 32 aziende vitivinicole nazionali aderenti ai protocolli volontari di sostenibilità promossi dal ministero dell’Ambiente, a partire dal progetto «SosTain – save our souls». Le vigne delineate da un muretto a secco sono indice di green economy, dunque, molto diffusa nelle isole e anche in Puglia. Ma le imprese lamentano che ormai sono in pochi gli italiani capaci di costruirli, mentre manodopera col giusto know how si trova tra alcuni migranti. Dal mare un rinnovato impulso all’economia della terra.

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Redazione
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