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Moto3 Gp d’Italia, è morto Dupasquier

Di Redazione |

E’ morto il pilota 19enne della Ktm Jason Dupasquier, che ieri era stato ricoverato all’ospedale Careggi di Firenze in seguito a un incidente alla curva Arrabbiata 2 del circuito del Mugello durante le qualifiche della classe Moto3 del Gp d’Italia.

“Siamo profondamente rattristati nell’annunciare la morte di Jason Dupasquier – scrive su Twitter la MotoGp -. A nome di tutta la famiglia MotoGP, inviamo il nostro affetto alla sua squadra, alla sua famiglia e ai suoi cari. Ci mancherai moltissimo, Jason. Guida in pace”.

L’elvetico aveva perso il controllo della sua moto alla curva Arrabbiata 2, venendo investito prima dal giapponese Ayumu Sasaki e poi dallo spagnolo Jeremy Alcoba. Le condizioni di Dupasquier erano subito apparse gravi: il rider classe 2001 era stato soccorso prontamente in pista e poi trasportato in elicottero all’ospedale Careggi di Firenze. Nella notte una delicata operazione chirurgica toracica, poi in tarda mattinata il triste annuncio. La tragica morte del pilota svizzero allunga una lista di lutti che parte simbolicamente il 20 maggio 1973. Siamo nel motomondiale, nella quarta di litro, e al Gran Premio d’Italia a Monza Jarno Saarinen, campione del mondo in carica, e Renzo Pasolini sono in lotta per la vittoria.

E la stessa pista, nel ’97 ma in Superbike, fu fatale allo scozzese Graeme Ritchie mentre due anni prima il giapponese Yasutomo Nagai perse la vita durante la gara 2 di Assen. Sul Circuito di Misano, nel corso del primo Round della Coppa Italia 2014, il 13 aprile, muore Emanuele Cassani, 25 anni, originario di Faenza. L’incidente è avvenuto poco dopo la partenza. Il 3 giugno 2016 muore a Barcellona Luis Salom, 24enne pilota spagnolo di Moto2, a causa dei tremendi traumi procuratigli dalla sua Kalex che gli è ricaduta addosso dopo essere rimbalzata sugli airfence a seguito della sua uscita di pista alla curva 12, nel corso della seconda sessione di prove libere. Inutile il tentantivo si salvarlo con un intervento chirurgico. Oggi l’ultima delle tragedie. 

Sul circuito di Misano Adriatico è ancora un centauro giapponese a perdere la vita ad appena 19 anni, Shoya Tomizawa. Era in lotta con un altro gruppetto di piloti che lo inseguivano e dopo lo scivolone non sono riusciti ad evitarlo vista l’elevata velocità. Tomizawa è rimasto esanime a terra, duramente colpito dalle moto di De Angelis e Redding che non hanno potuto evitarlo. Il 23 ottobre 2011, invece, l’Italia piange Marco Simoncelli: a Sepang, durante il secondo giro del Gran Premio di Malesia, il Sic scivola, la sua moto impatta con quella di Colin Edwards e anche Valentino Rossi viene coinvolto nell’incidente ma riesce a rimanere in sella. Simoncelli, invece, resta esanime a terra, privo del casco volato nello scontro. E alle 16.56 ora locale, le 10.56 in Italia, arriva l’annuncio della Dorna: non ce l’ha fatta. Il 21 luglio la morte di Andrea Antonelli, investito in pista sotto la pioggia di Mosca in un campionato, il Mondiale Supersport, che nella sua storia ha pianto altre vittime: dal belga Michael Paquay, travolto nel ’98 durante le prove del Gran Premio d’Italia a Monza, all’inglese Craig Jones, morto in un incidente durante la gara di casa, sul circuito di Brands Hatch. 

Alle 15.31, in un attimo, causa una spaventosa caduta dopo la partenza, alla curva grande, il 35enne pesarese ed il 28enne finlandese perdono la vita. Restando nel motomondiale, Sol Levante in lutto per due volte a distanza di dieci anni. Sempre nella classe intermedia, l’1 maggio 1993, a Jerez de la Frontera erano in programma le prove ufficiali del GP di Spagna. Il 25enne pilota della Suzuki Noboyuki Wakai, percorrendo a 150 km/h la corsia dei box, si trovò improvvisamente di fronte un tifoso forlivese, il 28enne Fabio Ravaioli, amico di Loris Reggiani, che non doveva essere lì. Wakai tentò disperatamente di non investirlo senza riuscirci, andando a sbattere con la testa contro un muretto. Trasportato all’ospedale di Siviglia, fu sottoposto ad un intervento chirurgico per l’asportazione di due grossi ematomi al cervello. Ma ogni tentativo di salvarlo risultò vano. Dieci anni dopo la tragedia che portò alla morte di Daijiro Kato. Il 6 aprile del 2003, nella gara d’apertura del Mondiale nella sua Suzuka, Kato finì a oltre 200 orari contro un muro di protezione della pista, spirando in ospedale dopo 19 giorni di agonia. Un altro dramma il 5 settembre 2010 in occasione del Gran Premio di San Marino di Moto2. COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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