Catania – La mostra “Il risveglio di Catania. Incontro tra bellezza e fede” è stata inaugurata venerdì con una bella notizia: l’esposizione, che sarebbe dovuta durare fino a febbraio 2021, sarà permanente. Le cinque tele ad olio del Seicento e del Settecento che raccontano alcune fasi fondamentali della vita di Gesù abbelliranno le pareti della splendida Badia di Sant’Agata e così pure le 14 formelle che raccontano la Passione di Cristo, realizzate nel 1927 da Alessandro Abate in terracotta policroma ritoccata a foglia d’oro. Opere – illustrate ai presenti dalla storica dell’arte della Sovrintendenza Carmela Cappa – che erano custodite, e nascoste, nei depositi di Castello Ursino e che adesso tornano ad essere fruibili da cittadini e visitatori.
Un cammino che la sovrintendenza ha intrapreso alla luce degli esiti del convegno “Dai depositi alla valorizzazione” tenutosi a Catania nel febbraio di quest’anno. Convegno dal quale è emersa la necessità di rendere fruibili i beni chiusi nei magazzini di musei ed enti ecclesiastici. L’idea raccolse l’approvazione di tutti i partecipanti, presidente della Regione incluso, e si è tradotta nell’elaborazione della “Carta di Catania” che regolamenta l’uso dei beni ora custoditi nei depositi. Carta di cui la sovrintendente Rosalba Panvini, in occasione nell’inaugurazione della mostra di ieri da lei promossa, si è augurata che venga approvata al più presto perché l’esposizione in atto alla Badia vuole essere solo il primo passo di un percorso di lungo periodo. Per questo padre Massimiliano Parisi, rettore della Badia, ha definito la mostra “la festa della collaborazione tra istituzioni civili e istituzioni ecclesiali”, in questo caso Comune e Sovrintendenza da una parte ed Arcidiocesi e Badia dall’altra. Approccio condiviso dall’assessora comunale alla Cultura Barbara Mirabella che si è spesa perché la mostra “Il risveglio di Catania” diventasse permanente e che ha annunciato come i beni ora nei depositi del museo civico di Castello Ursino andranno all’ex monastero di Santa Chiara, dove saranno facilmente accessibili agli studiosi, e al costituendo museo dei Crociferi.
Anche per l’assessore regionale ai Beni culturali Alberto Samonà quella alla Badia è un’iniziativa importante, in linea con la sua scelta di “riaprire i luoghi della cultura che, soprattutto in periodi difficili come gli attuali, è una medicina fortissima”. Di qui la risposta positiva alla richiesta della sovrintendenza di Catania di concedere le opere per la mostra, anche nella consapevolezza che “il sacro per noi siciliani dovrebbe essere una direzione di guida”. Samonà ha inoltre annunciato la prossima attivazione di “progetti nelle scuole per coinvolgere i ragazzi nella riscoperta della bellezza e dei nostri beni culturali”. Una presa di posizione che fa sperare alla sovrintendente Rosalba Panvini che “il processo inaugurato alla Badia di Sant’Agata possa essere un modello seguito anche in altre parti della Sicilia. Perché il patrimonio culturale non è di proprietà degli enti, ma di tutti e va conservato e reso fruibile. Anche il cittadino – ha sottolineato – deve essere partecipe della sua tutela, anche concorrendo con proprie piccole risorse”.
Ed è in questa prospettiva che alla mostra è stato dato il nome “Il risveglio di Catania”, non soltanto perché in un primo momento era stata prevista per Sant’Agata d’agosto, in ricordo di quando i catanesi si svegliarono e scesero di notte in strada per accoglierne le reliquie, ma come espressione evocativa di un momento di speranza comunitario e individuale. Una speranza che, con le parole di mons. Salvatore Gristina, che ieri festeggiava i 28 anni dell’ordinazione vescovile, significa anche dare “attenzione all’educazione culturale delle nuove generazioni cui bisogna mostrare le belle cose, dall’arte alle iniziative di volontariato”. “La Badia – ha concluso – è a disposizione per attività culturali future e su tutto il territorio bisogna fare in modo che la valorizzazione del nostro patrimonio culturale, artistico e paesaggistico possa diventare occasione di lavoro per tanti ragazzi”. Infine, ricordando le vittime del naufragio del 3 ottobre 2013 a Lampedusa, l’arcivescovo ha invitato a tenere insieme “bellezza e solidarietà”.