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Morto Raoul Casadei, il Covid porta via anche il “Re del Liscio”

Di Carmela Marino |

BOLOGNA – E’ stato, per tutti, il “Re del Liscio”, Raoul Casadei. L’uomo che ha trasformato il folklore romagnolo in un genere riconosciuto e apprezzato in ogni angolo d’Italia. Che su quella sorta di inno nazionalè, “Romagna Mia” scritto dallo zio, Secondo Casadei, ha costruito una carriera leggendaria all’insegna dell’allegria, della solarità e della genuinità tipica della sua terra. Se ne è andato a 83 anni – compiuti lo scorso 15 agosto – dopo essere stato ricoverato, il 2 marzo, all’ospedale Bufalini di Cesena per Covid. Come aveva raccontato la figlia Carolina stava benino, fino a che non hanno visto una bassa saturazione sul saturimetro. I medici hanno notato un pò di polmonite e consigliato di ricoverarlo. Dopo una decina di giorni di lotta contro il virus, l’aggravarsi delle condizioni.

E’ il sipario a calare tristemente su una vita segnata dalla musica, dagli affetti familiari, con la sua grande ‘tribù’ riunita nel ‘Recinto Casadeì di Villamarina di Cesenatico e dall’eredità dell’orchestra fondata dallo zio Secondo nel 1928. Inventore del ‘lissiò – come si usa dire da Bologna in giù – e autore di ‘Romagna Mià, un brano-manifesto da oltre 4 milioni di copie vendute che non aveva esitato a mettere in mano una chitarra ad un Raoul adolescente facendolo partecipare agli spettacoli dell’Orchestra Casadei nelle balere e nei locali romagnoli. «Negli anni Sessanta – raccontava Casadei alla vigilia del suo 80esimo compleanno – facevo il maestro elementare. Poi ho raccolto l’eredità di mio zio e all’inizio degli anni Settanta ho avuto un successo incredibile. Da solo vendevo più dischi di tutti quelli che erano nella mia casa discografica», la Produttori Associati, che vantava gente del calibro di Fabrizio De Andrè. Facevo 300/350 concerto l’anno. Incredibile». Un successo giocato sulle note morbide e allegre del folk romagnolo e su una capacità innata di parlare, dal palco, con il pubblico. Conquistato da quell’intreccio di sonorità gioiose e buoni sentimenti, dal racconto, in musica, dei valori dell’amicizia e dell’amore. «Sono stato l’antesignano degli anchormen di oggi – raccontava ancora – A differenza degli altri che salivano sul palco, cantavano e se ne andavano, io intrattenevo con racconti e aneddoti, con il linguaggio semplice e immediato che avevo imparato ad usare con i bambini a scuola. E poi facevo ballare. Soprattutto quelli che non sapevano farlo, oggi lo chiamerei social-ballo».

Capace di coinvolgere le persone, non solo nei locali tradizionalmente dedicati al folk. Con la sua ‘Musica Solarè, affiancando al liscio sonorità in arrivo dalla Spagna e dalla Francia, le note di Casadei, negli anni Ottanta accompagnavano le giornate in spiaggia dei turisti scesi sulla Riviera romagnola – rilanciate dagli altoparlanti della Publiphono – trascinati a ballare anche su una motonave da 35 metri ribattezzata la ‘Nave del Solè che iniziò la sua avventura il 10 giugno 1984 per andare avanti fino ai primi anni Novanta. Una sorta di ‘balerà galleggiante, con il ‘Re del Lisciò e la sua orchestra – nelle cui fila per un decennio si è esibito anche Moreno Conficconi, ‘Moreno il Biondò fresco di Festival di Sanremo con gli Extraliscio – ad allietare la gita in barca. Condita da piadina, un bicchiere di sangiovese e un piatto di ‘sardoncinì arrosto. Lasciata dopo 40 anni, dal 1960 al 2000 la guida della band al figlio Mirko – che ha proseguito sulla strada della contaminazione miscelando il liscio con i ritmi dello ska e della taranta, Casadei, tra i tanti riconoscimenti ricevuti, è stato insignito, nel 2019, del ‘Premio Romagnolo dell’Annò e ha partecipato al film ‘Tutto Lisciò, uscito nel 2019, in cui ha interpretato se stesso in un cameo. Fra le sue canzoni più note ‘Ciao Marè, “Romagna e Sangiovese”, ‘Simpatià, la ‘Musica Solarè e “Romagna Capitale”.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA