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Morte Riina, salma in Sicilia dopo autopsia Minniti: Patto prima elezioni: No a voto mafia
PARMA – E’ prevista per la mattinata l’autopsia di Totò Riina, detenuto al 41 bis e morto all’ospedale di Parma alle 3.37 di ieri, venerdì 17 novembre. Poi presumibilmente la Procura darà il nulla osta per il trasporto della salma in Sicilia.
L’esame medico legale, conferito alle 9.30 dal pm Umberto Ausiello, è nell’ambito di un fascicolo per omicidio colposo contro ignoti: ipotesi tecnica che consente di svolgere l’accertamento, per fugare ogni dubbio sul decesso del boss di Cosa Nostra. Oltre a «cause e epoca» della morte, al medico è chiesto di evidenziare «ogni altro elemento che possa risultare utile al prosieguo delle indagini e in particolare la compatibilità tra i segni obiettivi riscontrabili e l’ipotesi eziologica del decesso in atti». I familiari di Riina sono stati avvisati, come previsto in questi casi. L’autopsia sarà eseguita nella Medicina legale dell’ospedale, presidiata dalla Polizia penitenziaria e questa mattina da una pattuglia della Guardia di Finanza.
La figlia maggiore di Riina, Maria Concetta ha avuto una reazione nei confronti dei cronisti davanti alla sezione di Medicina Legale dell’ospedale di Parma: «Ho dei figli minori, non ho niente da dire. Vi denuncio».
E intanto il ministro dell’Interno Marco Minniti lancia un appello: «Le mafie votano e fanno votare. Offrono voti e poteri alla politica. Per la politica è dunque venuta l’ora di firmare un ‘patto di civiltà’ in nome della democrazia: tutti i partiti sottoscrivano un impegno solenne, un rifiuto esplicito di ricercare e ricevere il voto delle mafie». «Riina ha guidato due mafie: quella che si infiltra nelle pieghe dello Stato e quella che lancia allo Stato la sfida stragista. Ma alla fine ha perso», dice Minniti che rileva: «la morte di Riina non è la morte della mafia, che è cambiata, ferita, ma c’è». «Le mafie hanno ormai una perfetta dimensione glocal» e per combatterle c’è anche «una risposta internazionale. Con la strage di Duisburg abbiamo capito che una faida familiare a San Luca in Calabria può avere un esito nel cuore della Germania industrializzata. Per questo – afferma Minniti – è necessario varare al più presto una Procura europea Anti-mafia e Anti-terrorismo ed eliminare in fretta le asimmetrie tra le diverse legislazioni sull’attacco ai beni mafiosi». A livello nazionale «questa guerra si vince con il concorso di tre ‘esercitì. Il primo è lo Stato. Non dobbiamo abbandonare per un solo attimo la lotta. Questo significa ricerca dei latitanti: è essenziale arrestare Matteo Messina Denaro. Significa attacco ai capitali mafiosi: era essenziale approvare il nuovo Codice anti-mafia», spiega il ministro. Il secondo esercito sono i cittadini, perché «senza partecipazione popolare questa guerra non si vince». Il terzo è la politica, che è «il vero cuore del problema». Occorre che «tutte le forze politiche si impegnino a non ricercare e a rifiutare il voto delle mafie. E sarebbe bello – conclude Minniti – che avvenisse con un atto pubblico, solenne e fondativo di un nuovo rapporto tra la politica e il Paese». COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA