CATANIA. La domanda è: perché Moni Ovadia si candida alla direzione dello Stabile di Catania? «Ho trovato giusto farlo – spiega al telefono – per lanciare un invito ad andare oltre alla routine, alla consuetudine che spesso muove le scelte nel nostro Paese. L’ho fatto per dire che si può puntare verso un orizzonte un po’ più ampio e diverso di possibilità, si può alzare lo sguardo e osare. E’ questo il senso e anche la provocazione di proporre il mio nome alla direzione artistica. Poi, sono pronto anche a farlo». Proprio oggi dovrebbero riunirsi i vertici del teatro…
«Se mi nominano certo che accetto – ribatte il grande artista, regista, attore, autore, da un mese direttore del Teatro di Caltanissetta a titolo gratuito – ma la mia scelta di presentare un curriculum vuol anche suggerire che se non il sottoscritto, può essere un altro come me o meglio di me o un giovanissimo siciliano, uno straniero, un super outsider… Io ci sono, ma ci può essere un’altra candidatura che abbia un respiro più largo. Se questo accadesse, avrei già ottenuto il mio scopo».
Dopo l’attore di tanto cinema e tv Antonio Catania, nato ad Acireale, e Filippo Arriva, catanese, giornalista, autore, drammaturgo, una lunga esperienza nei teatri lirici, e ora Ovadia, la rosa dei candidati potrebbe allargarsi in nome di una fronda trasversale che sembra avere intenti diversissimi. Il nome indicato dall’Assemblea dei soci, sostenuto da Comune e Regione, è quello del regista catanese Giovanni Anfuso, che l’estate scorsa ha diretto il Festival I-Art, ma il Cda si sarebbe spaccato su questa scelta e ne è nato un ampio dibattito che ha spinto i docenti universitari Antonio Di Grado, Fernando Gioviale e Luciano Granozzi, a convocare gli “Stati generali” del teatro il 29 al Monastero dei Benedettini.
Dibattito che s’infuoca sul web: «Moni Ovadia mette Enzo Bianco in difficoltà, ora come giustificheranno la nomina di Anfuso? », rilancia lo scrittore Ottavio Cappellani sul suo blog, mentre Di Grado si chiede su Fb: «Ma perché non si fa più il nome di Pirrotta? », e circolano anche voci su Guglielmo Ferro, ora al Quirino di Roma, e Mario Incudine, direttore del Teatro di Enna. Ovadia ribadisce che la sua proposta è nel segno del cambiamento: «C’è la necessità di rinnovare il pubblico, di cambiare la solita melassa degli Stabili. Come stiamo cercando di realizzare a Caltanissetta dove con Mario Incudine, che ha la metà dei miei anni, abbiamo creato un’alleanza generazionale».
E una rete fitta di rapporti teatrali e di amicizie: Ovadia e Incudine hanno portato in scena un applauditissimo allestimento de Le supplici la scorsa estate a Siracusa, lo spettacolo L’uomo la bestia e la virtù, con la regia di Giuseppe Dipasquale, direttore uscente dello Stabile etneo, e le musiche di Incudine, ha inaugurato la stagione di Caltanissetta che si chiuderà con Il casellante da Camilleri, con la regia di Dipasquale e con in scena Moni Ovadia, Valeria Contadino e Mario Incudine.
In caso di nomina a Catania, aggiunge Ovadia, non lascerebbe Caltanissetta. «Non voglio tenere il pallino da solo, si possono creare delle collaborazioni, immaginare un sistema di teatri, creare una compagnia di giovani… Cercare di dinamizzare il teatro, così importante e così sottovalutato. Bisognerebbe avere il coraggio, senza retorica, di guardare alle nuove generazioni». «Sono molto legato alla Sicilia – conclude – una terra di grandissimo futuro pur con le sue criticità. Io ho già fatto il mio percorso, ma sono qui per creare qualcosa di buono e mi piacerebbe farlo, o almeno provarci, in quella parte del Paese tenuta ai margini».