L'evento
Mimmo Cuticchio: «Nei miei pupi ci sono i colori del mondo»
Lancia un messaggio di pace e di convivenza la XXXIV edizione de "La macchina dei sogni" il festival del teatro di figura e narrazione creato dal celebre puparo e cuntista e che va in scena fino a domenica al Palazzo Belmonte Riso e Piazza Bologni a Palermo. Cuticchio: «Il concetto di arabo-normanno che intendiamo noi è legato alla cultura e a coloro che costruiscono le cose che restano nel mondo»
«I miei pupi sono neri, bianchi e di altri colori, e li amo tutti alla pari. Il pubblico e gli artisti sono tali in tutte le parti del mondo. E se Federico II non abbatteva le moschee ma le trasformava in chiese vuol dire che un’arte non ne può distruggere un’altra. Ecco, il concetto di arabo-normanno che intendiamo noi è legato alla cultura, all’arte e agli uomini in primis, coloro che costruiscono le cose che restano nel mondo». Così il puparo e cuntista Mimmo Cuticchio presenta la nuova Macchina dei sogni (sul web www.figlidartecuticchio.com/MdS2017), il festival del teatro di figura e narrazione che fino a domenica 4 giugno lancerà un messaggio di pace e convivenza negli spazi di Palazzo Belmonte Riso, a Palermo.
Mimmo Cuticchio in “Aladino di tutti i colori”
«La XXXIV edizione della Macchina dei sogni – spiega Cuticchio, classe ’48, figlio d’arte e massimo rappresentate dell’opera dei pupi – è un ritorno alle origini, perché dura cinque giorni, e nasce sotto il segno dell’arte anche come location. Per gli spettacoli che necessitano di spazi ampi abbiamo scelto gli esterni del Museo Regionale di Arte Contemporanea e Piazza Bologni: la città si riappropria dei propri spazi, in linea con il riconoscimento Unesco del percorso arabo-normanno, che ha restituito ai palermitani, e non solo, le strade che più delle altre parlano il linguaggio della storia».
La paura instillata dalle cronache non intacca il desiderio di celebrare la fusione delle culture di cui la Sicilia è il risultato: il dualismo arabo/musulmano e normanno/cattolico diventa fil rouge del festival e chiave di lettura del reale, mentre la letteratura dei pupi, l’epica cavalleresca, si conferma ponte tra Oriente e Occidente tracciando sentieri di integrazione. Così, per ogni giorno di festival, dalle 18 a tarda sera, il maestro Cuticchio e i narratori Tiziana Cuticchio, Yousif Latif Jaralla, Isabella Messina, Nadia Parisi e Floriana Patti raccontano favole e storie, in una giostra di pupi, marionette, burattini e musica. Ieri il taglio del nastro, con l’esibizione della Compagnia Figli d’Arte Cuticchio in Aladino di tutti i colori e degli attori dell’Atelier La Lucciola nelle avventure di Giufà, un personaggio che bene incarna la miscellanea arabo-normanna: «Pochi sanno – sottolinea il maestro, che nel ’97 ha dato vita alla Scuola per pupari e cuntisti – che Giufà, sciocco e imbranato protagonista dell’immaginario siciliano, proviene dal mondo arabo e originariamente era connotato come intelligente e scaltro». Stasera il sipario-collage di centrini in lana e cotone della Macchina dei Sogni svelerà nuovi incanti con la compagnia La casa di creta in Basilico nel bosco nero, le Cicogne Teatro Arte Musica in Parole sulla sabbia e i Palermo World Music Roots. Domani, 2 giugno, appuntamento con P.I.P.P.U per All’inCIRCO Varietà, i Fratelli Mancuso con Un canto essenziale e le Cicogne Teatro Arte Musica per Heina e il Ghul. Sabato 3 giugno Rinaldo e Sacripante sarà interpretato dagli attori dell’Atelier La lucciola, mentre quelli del Centro Teatro Animazione e Figure di Gorizia daranno voce e corpo a Cip cip bau bau.
La compagnia Cicogne Teatro Arte Musica in “Parole sulla sabbia” giovedì 1 giugno
Dopo la proiezione del corto Salita alla montagna Etna con visione del fuoco, lo spettacolo La prima crociata, con Cuticchio e il narratore iracheno Yousif Latif Yaralla: «Racconteremo le crociate, dalle quali non siamo poi così lontani, noi che abbiamo le bombe intelligenti: oggi come ieri, le città bruciano e le persone vengono ridotte alla fame. Qui ci occupiamo di storie, non ci interessa distinguere tra cristiani e musulmani, ma raccontare l’uomo, con la sua intelligenza, il sapere, l’onestà». È lo stesso principio per il quale, anche nell’opera dei pupi, non esiste alcuna opposizione culturale, ma solo un confronto di conoscenze: «Non ho mai portato in scena le battaglie tra cristiani e saraceni, ma solo la parte poetica delle chansons. A cavallo del 1800 i pupi – ricorda Cuticchio – hanno incarnato il sogno di una lotta, mentre i Borboni schiacciavano i popoli del Regno delle due Sicilie: era tutta una metafora di ribellione allo straniero che occupava le terre dei padri, strappandole ai figli. Le crociate non si fanno sul palco dei pupi, al massimo da lì si scongiurano».
Il manifesto de la macchina dei sogni, opera di Tania Giordano
Ad animare la serata conclusiva, domenica, saranno i danzatori del Taratatà, Faisal Taher con Il Tempo e la voce che si esibiranno nelle Canzoni bifronti e Giuliano Scabia nella Tragedia di Roncisvalle con bestie, mentre la Morte di Troiano sarà messa in scena dalla Compagnia Opera dei Pupi Don Ignazio Puglisi di Sortino. In quest’ultimo spettacolo, per la prima volta, i pupi della Sicilia orientale e occidentale si incontrano sul palco: «Le differenze strutturali dei pupi catanesi, che rispetto a quelli palermitani sono circa 40 cm più alti, con gli arti rigidi e la spada sempre sguainata, rendono necessaria la presenza, accanto al puparo, di un narratore. Quel narratore – annuncia Cuticchio – sarò io».
Faisal Taher
L’esperienza narrativa diventa sinestetica con le scenografie e le luminarie realizzate in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Palermo, l’Accademia del Lusso e il Centro Ricerche Economiche e Sociali per il Meridione: nascono così Arabia di Fabrizio Lupo, Normanna di Alessia D’Amico e Normaniche, il collage di trame e tessuti di Roberta Barraja che al calare del sole accoglie le proiezioni con scene di caccia dei mosaici delle stanze del Palazzo dei Normanni. Tra le altre installazioni, le Sagome merlate in balcone di Tania Giordano, presenze evanescenti che da una ringhiera accolgono il pubblico, e Ombre bianche sui muri, installazione illuminotecnica di gobos e lamelle realizzata da Marcello D’Agostino. Spazio infine agli intrecci con Sipario Mediterraneo, lavoro a quattro mani di Alessia D’Amico e Grazia Inserillo che rappresenta il Mar Mediterraneo, teatro dell’eterno migrare dei popoli.
«È tutto un inno alla convivenza», riflette il maestro. Ma con quello che si sente, lei ci crede davvero?. «Io non ci credo, io lo vivo. So che è importante il sole, insieme alla luna, il giorno e la notte. L’uomo non dovrebbe mai dimenticare che c’è sempre, in tutto quello che facciamo, un sentimento umano. E che la convivenza è diritto universale di ogni essere vivente».
lorena_leonardi@hotmail.it
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