ROMA
Matar, padri e figli ne ‘Il ritorno’
ROMA, 20 MAR – Cosa significa appartenere a qualcuno, a un Paese? Il viaggio di Hisham Matar ha questo nucleo potente dentro. E non cerca una risposta, ma un nuovo sguardo che non sia quello che si rivolge ossessivamente al passato o al futuro, nel suo nuovo romanzo ‘Il ritorno’, pubblicato da Einaudi nella traduzione di Anna Nadotti. E proprio con la Nadotti e l’anglista Annalisa Oboe, lo scrittore, dopo essere stato a ‘Libri Come’ a Roma, sarà protagonista il 1 aprile del Festival Incroci di Civiltà a Venezia. Fra i migliori libri del 2016 ‘Il ritorno’ è un memoir ma tante altre cose insieme che riguardano i “padri, i figli e la terra fra di loro”. Nato a New York nel 1970 da genitori libici, lo scrittore è vissuto a Tripoli e poi al Cairo prima di trasferirsi a Londra. Il padre Jaballa era un oppositore di Gheddafi ed è stato sequestrato al Cairo e rinchiuso nella prigione libica di Abu Salim da dove è sparito. “La parola ritorno è piuttosto volatile e forse non è possibile mai tornare a nulla” afferma l’autore.