Palermo, 20 giu. (Adnkronos) – “Come si fa a sciogliere un comune per mafia per qualche like su Facebook? Io ho tolto dei capannoni ai mafiosi, non ho mai fatto gare d’appalto, mai avuto rapporti con la mafia. Eppure dopo un anno e mezzo di amministrazione è stato sciolto il Comune e io oggi vivo un dramma e mi vergogno a camminare in paese. Per fortuna i miei concittadini mi incitano a tenere duro. Forse ero scomodo per qualcuno…”. E’ l’amaro sfogo di Vincenzo Geluso, ex sindaco di San Cipirello, piccolo comune alle porte di Palermo, sciolto per mafia nel giugno 2019, fatto durante il suo intervento, da remoto, al Consiglio direttivo de ‘La vetrina e il retrobottega del negozio dell’antimafia’ di Radio Radicale e Nessuno tocchi Caino, in streaming. “Mi sembra ridicolo sciogliere un comune con 280 pagine di relazione prefettizia – dice – di cui 140 pagine dedicate alla storia della mafia del paese e ai boss mafiosi come Riina o Provenzano”.
“Io mi sono sempre sbracciato con i miei cittadini – spiega Geluso seduto accanto alla sua legale, l’avvocato Romina Lupo – ho portato la differenziata al 90 per cento. Mi sono decurtato lo stipendio, io prendevo 423 euro al mese contro i 2.700 euro dei precedenti sindaci. Ho fatto politica attiva per 20 anni, e non ho mai avuto nulla, nemmeno un verbale. Questo è un paese di 5.300 abitanti, non ho fatto gare d’appalto ma solo qualche provvedimento d’urgenza per cambiare il contatore dell’acqua”. E dice che “qualcuno con un esposto ha fatto sì che non facessi più il sindaco”. Poi ribadisce: “Non sono mai stato condizionato da nessuno, probabilmente ho salutato qualcuno. Forse ero scomodo”.
“Non sono mai stato convocato dalla Commissione prefettizia, non sono mai stato chiamato da nessuno. Neppure dalla Commissione antimafia”, conclude Geluso.