ROMA – «Don Ciotti non è solo e non resterà solo nella battaglia contro i poteri mafiosi». Lo dichiara il presidente della commissione parlamentare Antimafia, Rosy Bindi commentando le intercettazioni riportate dal quotidiano “La Repubblica”, in cui Totò Riina accosta la figura di don Luigi Ciotti a quella di don Puglisi e dice: « Ciotti, Ciotti, putissimu pure ammazzarlo». «È malvagio e cattivo – aggiunge il padrino al boss Lorusso suo compagno di passeggiate nell’ora d’aria in una intercettazione del 14 setembre scorso – ha fatto strada questo disgraziato». Le parole di Riina sono state intercettate alla vigilia del ventesimo anniversario della morte di don Pino Puglisi e subito dopo che Riina aveva sentito in tv che la Chiesa vuole rilanciare il messaggio del prete ucciso dalla mafia e appena fatto beato.
«IL MIO IMPEGNO ATTO DI FEDELTÀ AL VANGELO»
«Per me l’impegno contro la mafia è da sempre un atto di fedeltà al Vangelo, alla sua denuncia delle ingiustizie, delle violenze, al suo stare dalla parte delle vittime, dei poveri, degli esclusi. Al suo richiamarci a una “fame e sete di giustizia” che va vissuta a partire da qui, da questo mondo», ha detto don Luigi Ciotti dopo aver appreso delle minacce di Riina.
«Riguardo don Puglisi, che Riina cita e a cui non oso paragonarmi perché sono un uomo piccolo e fragile, un mafioso divenuto collaboratore di giustizia parlò di “sacerdoti che interferiscono”. Ecco io mi riconosco in questa Chiesa che “interferisce», ha spiegato il fondatore di Libera che nelle intercettazioni di Riina è definito «una stampa e una figura che somiglia a padre Puglisi».
«Le minacce di Totò Riina dal carcere sono molto significative – ha spiegato ancora il prete -. Non sono infatti rivolte solo a Luigi Ciotti, ma a tutte le persone che in vent’anni di Libera si sono impegnate per la giustizia e la dignità del nostro Paese. Cittadini a tempo pieno, non a intermittenza». «Solo un “noi”, non mi stancherò di dirlo – prosegue don Ciotti – può opporsi alle mafie e alla corruzione. Libera è cosciente dei suoi limiti, dei suoi errori, delle sue fragilità, per questo ha sempre creduto nel fare insieme, creduto che in tanti possiamo fare quello che da soli è impossibile».
«Le mafie sanno fiutare il pericolo – prosegue – Sentono che l’insidia, oltre che dalle forze di polizia e da gran parte della magistratura, viene dalla ribellione delle coscienze, dalle comunità che rialzano la testa e non accettano più il fatalismo, la sottomissione, il silenzio».
«Queste minacce – aggiunge don Ciotti tornando a parlare di Riina – sono la prova che questo impegno è incisivo, graffiante, gli toglie la terra da sotto i piedi».
«La mafia – ha detto ancora don Ciotti – non è solo un fatto criminale, ma l’effetto di un vuoto di democrazia, di giustizia sociale, di bene comune». «Ci sono provvedimenti urgenti da intraprendere e approvare – ha spiegato con forza – senza troppe mediazioni e compromessi. Ad esempio sulla confisca dei beni, che è un doppio affronto per la mafia, come anche le parole di Riina confermano. Quei beni restituiti a uso sociale segnano un meno nei bilanci delle mafie e un più in quelli della cultura, del lavoro, della dignità che non si piega alle prepotenze e alle scorciatoie».
Secondo don Ciotti, «lo stesso vale per la corruzione, che è l’incubatrice delle mafie. C’è una mentalità che dobbiamo sradicare, quella della mafiosità, dei patti sottobanco, dall’intrallazzo in guanti bianchi, dalla disonestà condita da buone maniere». «La corruzione – tuona il sacerdote – sta mangiando il nostro Paese, le nostre speranze! Corrotti e corruttori si danno manforte per minimizzare o perfino negare il reato. Ai loro occhi è un’azione senza colpevoli e dunque senza vittime, invece la vittima c’è, eccome: è la società, siamo tutti noi».
VALANGA DI SOLIDARIETÀ
«A don Ciotti – ha detto Rosy Bindi – va assicurata tutta la protezione e il sostegno necessari, molti mesi sono passati da quando i magistrati hanno esaminato le intercettazioni e si deve capire che tipo di messaggio vuole inviare il capo di Cosa Nostra mentre inveisce contro un sacerdote così esposto sul fronte della lotta alla mafia». «So che le raccapriccianti parole di Riina – dice ancora Bindi – non faranno arretrare il suo appassionato servizio cristiano per la giustizia e la promozione della dignità umana e da oggi saremo al suo fianco con più determinazione».
«L’impegno che insieme a tanti con Libera don Ciotti da anni profonde per promuovere la cultura della legalità, la memoria delle vittime innocenti e lo sviluppo solidale nelle terre confiscate alle mafie – prosegue – sono ormai punto di riferimento della coscienza civile del paese». Ed è proprio il lavoro di Libera che scatena l’odio di Riina, preoccupato per i tanti sequestri di beni alla mafia che poi vengono gestiti dalle cooperative di Libera.
«La scomunica di Papa Francesco – aggiunge Rosy Bindi – ha tracciato una linea invalicabile tra la Chiesa e le mafie che dà a tutti, credenti e non credenti, più forza e coraggio nel combattere la cultura dell’omertà e della sopraffazione. Ma non possiamo abbassare la guardia, c’è una mafia silente che moltiplica affari e profitti e penetra in ogni settore della vita del paese approfittando della crisi economica. E c’è – conclude – una mafia violenta che continua a tenere sotto scacco con l’intimidazione e la paura buona parte del Mezzogiorno, dove pesano povertà e disoccupazione ma dove sono anche più vitali e preziose le esperienze di libertà e resistenza create da Libera per strappare il territorio al controllo della criminalità organizzata».
Al sacertore è arrivata solidarietà da tutte le parti. Sindacati, forze politiche, associazioni, imprenditori, magistrati hanno espresso la loro vicinanza a don Ciotti e a Libera.