NEW YORK – Un’operazione della Cia, piena di errori, è costata la vita a Giovanni Lo Porto, il cooperante italiano rapito in Pakistan nel 2012: è stato ucciso a gennaio da un razzo sparato da un drone dell’Agenzia contro un covo di Al Qaida in Pakistan, non lontano dal confine afghano. E nello stesso raid è stato ucciso anche un altro ostaggio, un americano, Warren Weinstein, che era stato rapito nel 2011. «A nome del governo, porgo le nostre più profonde scuse alle famiglie», ha detto Obama in una dichiarazione in diretta tv. «Come presidente e comandante in capo – ha aggiunto – mi assumo la piena responsabilità delle nostre operazioni antiterrorismo» e di quanto è accaduto.
Il premier Matteo Renzi, che è stato informato ieri direttamente da Obama, ha espresso «profondo dolore per la morte di un italiano che ha dedicato la sua vita al servizio degli altri». «La responsabilità della morte di Lo Porto e di Weinstein è integralmente dei terroristi, contro i quali confermiamo l’impegno dell’Italia con i nostri alleati», è stato invece il commento del ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, che ha espresso tristezza per «il tragico e fatale errore dei nostri alleati americani, riconosciuto dal presidente Obama».
E gli errori non finiscono qua. Nello stesso raid è stato ucciso anche un altro americano, Ahmed Farouq, che però era un leader di al Qaida. E non basta, perché pochi giorni dopo è stato ucciso, in un’operazione simile, a breve distanza, un terzo americano, un altro alto esponente di Al Qaida, Adm Gadahn, già portavoce di bin Laden.
Ma il fatto è che la Cia non sapeva della presenza degli ostaggi, né tantomeno di quella degli altri americani, quando ha deciso di bombardare. «Sebbene Farouq e Ghadahn fossero membri di Al Qaida, nessuno dei due è stato specificamente preso di mira, non avevamo informazioni che indicassero la loro presenza nei siti delle operazioni», ha detto la Casa Bianca, precisando che il sito preso di mira era stato monitorato per settimane.
«Sulla base di informazioni di intelligence che avevamo ottenuto, tra cui centinaia di ore di sorveglianza, abbiamo creduto che fosse un covo di al Qaeda e che nessun civile fosse presente», ha riferito anche Obama.
I fatti hanno dimostrato alcuni giorni fa il contrario, e Obama ha deciso di diffondere più informazioni possibili, «perché le famiglie meritano di sapere la verità», ha detto. Prima di annunciare la notizia, Obama ha informato ieri telefonicamente Renzi. «Aveva l’età mia», ha sottolineato il premier parlando al telefono con la madre di Lo Porto.
In segno di profondo rammarico, la Casa Bianca ha prontamente reso noto che gli Usa pagheranno un risarcimento ad entrambe le famiglie degli ostaggi uccisi nel raid. E ha anche annunciato che Obama ha ordinato la revisione dei protocolli che vengono seguiti per le operazioni che prevedono bombardamenti con i droni, per valutare se siano necessari dei cambiamenti. «Faremo tutto il possibile per evitare che si ripeta» un errore come questo, ha promesso Obama, precisando tuttavia che l’operazione è stata condotta in maniera «totalmente conforme» con le linee guida per casi del genere.
Il portavoce della Casa Bianca Josh Earnest ha fatto sapere che il presidente non ha invece «alcun rimorso» per l’uccisione di due americani membri di Al Qaida. Tuttavia, quanto accaduto riaccenderà una serie di polemiche mai sopite sull’uso dei droni per eliminare i terroristi all’estero, soprattutto se americani e se lontano da zone di guerra.