Il personaggio
Lo sguardo patafisico di Andrea Marchese sulla vita
Andrea Marchese è un dadaista dei nostri tempi che vive tra sogno e realtà, tra la Sicilia ed il mondo: «Bisogna guardare il gioco degli animali, serve a capire la vita»
C’è un non so che di poetico in Andrea Marchese, nello sguardo, nelle parole, nelle pause, poesia che trasfonde in tutto il suo lavoro. Il filmmaker nisseno è uno dei talenti emergenti siciliani nelle arti figurative, passa dalla fotografia al cinema alla musica con un battito d’ali. A 32 anni ha già esposto alla Biennale di Venezia le sue fotografie accanto a quelle di Letizia Battaglia, ha esposto inoltre a Los Angeles e negli spazi di tempo ha lavorato con Emma Dante in un progetto di drammaturgia classica: l’Elettra.
Vanta una laurea in lettere classiche ed una serie di specializzazioni in cinema, teatro, musica tecniche e forme dello spettacolo. Ha studiato tra Ferrara, Roma e la Francia dove ha vissuto due anni. L’esperienza lavorativa all’estero parte da Toulouse e arriva a Parigi in un piccolo teatro dove ha fatto ricerca e sperimentazione. Gli piace raccontare le storie attraverso i suoi corti, attraverso i volti della gente filtrati dal suo sguardo. «Se mi chiedono che lavoro faccio, mi viene strano rispondere che sono un’artista – ci dice – ma in realtà io quello faccio. Per me è un modo per esprimersi, creare, l’importante è raccontare qualcosa».
Si definisce un’artista visivo ma in realtà chi guarda i suoi lavori vede, coglie anche altro, un groviglio di sentimenti che devono, uscire fuori. Mentre parla i suoi occhi grandi si perdono nel vuoto, sta con le mani in tasca quasi a volersi schernire, si interrompe, pensa e ricomincia. Con il Conte Biancamano nel 2004 ha partecipato alla sezione corti del David di Donatello. Alla Biennale di Venezia, all’interno del progetto Gang City, ha esposto un lavoro fotografico, dal titolo Fuori Luogo, sulle periferie con foto scattate in città come Roma e Parigi. Ai soggetti fotografati chiedeva di rappresentare la loro idea di periferia. A Los Angeles nel 2012 invece è andato con Nasalità parti del corpo fotografate che diventavano altre parti del corpo, un esperimento di avanguardia fotografica che tanto successo ha avuto negli States.
Uno scatto della serie “Fuori luogo”
Intanto questo trentenne nisseno dai capelli scompigliati, e lo sguardo da cerbiatto, che vive tra il centro della feudalità urbana e l’Europa ha firmato la regia del video che ha rappresentato la Sicilia all’Expò. «Ho fatto un viaggio tra i mercati siciliani raccogliendo colori, volti, le luci di quei luoghi che sono sempre stati oggetto del mio interesse – ci racconta – per poi farli diventare un reportage da presentare agli altri». E’ una sorta di reporter dei sentimenti, preferisce realizzare piuttosto che parlare ed i mercati ritornano sempre nei suoi discorsi come una passione innata quasi ancestrale. Il teatro è stato il suo primo amore, ha recitato nell’Enrico IV di Paolo Bonacelli, ma le rigide regole teatrali e le convenzioni del mondo dello spettacolo pare non facciano per lui. Nel periodo ferrarese durante una notte insonne decise di riempire il quartiere dove abitava di poesie attaccate ovunque con dei fili di lana, in alcune lasciò anche una matita e poi stiède li in zona fino al mattino per vedere la reazione della gente, alcuni scrissero altre poesie sui fogli, altri ancora delle invettive ma in tutti provocò una reazione.
Uno scatto della serie “Nasalità”
Tra i video musicali più importanti girati quelli per Miele. Ha appena finito di collaborare ad un documentario che andrà in onda su Sky arte ed il prossimo lavoro è come direttore della fotografia in un corto che sarà girato a Gibellina. Nel tempo libero? Fa musica con il suo complesso gli Artemio Revatti & Ivo Licausi. Patafisico questo è quello che vuole essere: «La patafisica è la scienza delle soluzioni immaginarie – sorride – è una corrente artistica che ebbe origine in Francia alla base della quale c’è l’ironia, è una parodia del pensiero ufficiale ed accademico, è un modo più divertente di affrontare la vita». Andrea Marchese è un dadaista dei nostri tempi che vive tra sogno e realtà, tra la Sicilia ed il mondo. «Io non mi prendo troppo sul serio in tutte le cose della mia vita c’è ironia, leggerezza, gioco – afferma -. Bisogna guardare il gioco degli animali, quello serve a capire la vita».
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