«Lo sblocca Italia viola le norme europee»
«Lo sblocca Italia viola le norme europee» i “No Triv” adesso bussano a Bruxelles
Riparte la protesta: sindaci e parlamentari 5 Stelle in prima linea
TRAPANI – «Se un giovane vuole avviare una attività imprenditoriale in Italia, viene soffocato dalla burocrazia, mentre se una multinazionale vuole trivellare il nostro mare ed estrarre petrolio, basta un certificato». Lo dicono i parlamentari 5 Stelle commentando l’articolo 38 del decreto legge “Sblocca Italia” e denunciando all’Esecutivo di Bruxelles una possibile violazione della normativa europea da parte dell’Italia. Ma non sono solo loro: dopo la prima approvazione dell’articolo al Senato, la protesta riparte. Sindaci, ambientalisti, cittadini temono per gli effetti sull’ambiente e i mari del territorio nazionale e siciliano in primis. «L’approvazione dell’articolo 38 sembrerebbe decretare la fine della vocazione naturale, turistica e culturale dell’isola», dicono in coro. E fanno fronte comune contro le trivelle. Ad unirsi alla protesta sono anche i sindaci. L’Associazione nazionale dei Comuni ha chiesto subito un’audizione alla IV commissione Territorio e Ambiente all’Ars, ottenendola per mercoledì, con il vice presidente Paolo Amenta, mentre sta seguendo anche la strada del ricorso per rivendicare l’incostituzionalità dell’art. 38 ribattezzato dagli ambientalisti “Sblocca Trivelle”. Il vice presidente dell’Anci anticipa poi che «è stata già concessa dal ministero dell’Ambiente all’Eni l’autorizzazione per le perforazioni lungo la costa tra Ragusa e Gela, e altri 13 progetti sono pendenti sul Canale di Sicilia». I Comuni, dall’agrigentino, alle isole di Pantelleria e Favignana, sono pronti a dare battaglia. Dice il sindaco delle Egadi, Giuseppe Pagoto: «Arrivano in queste ore le rassicurazioni da esponenti nazionali del Pd sulle tutele ambientali che verrebbero mantenute; verificheremo che queste garanzie, che si impegnano a scongiurare l’impatto negativo delle attività di prospezione e coltivazione degli idrocarburi nell’area dell’Adriatico e del Mediterraneo, siano rispettate, per non vanificare gli sforzi di investimento sulla sostenibilità e sul turismo». I parlamentari 5 Stelle rilanciano e anticipano di voler portare al vaglio della Commissione europea una serie di possibili violazioni di direttive europee relative alle modifiche normative previste dal decreto, denunciando la creazione di «un sistema di semplificazione che ha lo scopo di permettere un più rapido rilascio di autorizzazioni alle compagnie petrolifere per le ricerche di idrocarburi nel territorio italiano, per potenziare il settore industriale dell’estrazione petrolifera, nonché aumentare il conseguente gettito fiscale in favore dello Stato». E paventano il rischio che l’Italia stia approvando modifiche normative in aperto contrasto con la normativa europea e, in particolare, con la direttiva 2013/30/Ue. E questa è la spiegazione: «Nel decreto viene previsto un titolo concessorio unico, cioè un solo permesso per esplorare ed estrarre idrocarburi da ottenere con un procedimento che dovrà concludersi entro 180 giorni. Le proroghe a tale titolo unico potranno agevolmente superare i 50 anni e senza alcun vincolo o autorizzazione delle autorità territoriali. Così il potere regionale verrebbe marginalizzato nel processo decisionale e escluso nel caso di trivellazioni off-shore». «Il decreto Sblocca Italia – afferma la deputata Claudia Mannino, componente della commissione Ambiente della Camera – consegna i nostri mari e la nostra terra ai petrolieri. Dopo il loro passaggio rimarrà la devastazione. Secondo dati del ministero dell’Ambiente, le ricerche e le estrazioni nel Canale di Sicilia si estenderanno in un area di quasi 13mila kmq, per 10 milioni di barili estraibili». Oggi a Licata i Cinquestelle hanno organizzato una manifestazione nazionale anti-trivelle con corteo e dibattito preceduto da un incontro dei deputati 5 Stelle alla Camera con un’équipe di esperti: tra gli altri, Alessandro Giannì, direttore campagne Greenpeace Italia, Domenico Macaluso, esperto dei fondali marini, un esperto del comitato “Stoppa la piattaforma” e Giacomo Cortese, esperto di diritto ambientale.